Zelensky a Mar-A-Lago, Trump: «Siamo nella fase finale». Dopo i colloqui la riunione con i leader europei
Prima la telefonata con Putin: «Una chiamata costruttiva». Mosca: «Da Kiev ora una decisione coraggiosa sul Donbass»Donald Trump prova a lanciare il rush finale per mettere fine alla guerra in Ucraina. Pur ammettendo di non avere scadenze per chiudere il conflitto, il presidente si è detto convinto che sia Volodymyr Zelensky che Vladimir Putin «vogliano un accordo» e che ci siano gli elementi per raggiungerlo. «Siamo nelle fasi finali dei colloqui. O la guerra finirà o andrà avanti per molto tempo», ha dichiarato sulla soglia del resort di Mar-a-Lago.
Un'ora prima di ricevere il leader ucraino per la sua prima visita in Florida (nel settimo incontro tra i due quest'anno), Trump ha avuto una conversazione telefonica «buona e molto costruttiva» con Putin che il tycoon ha giudicato «molto serio» sulla pace. I due - riferisce il Cremlino - hanno parlato per un'ora e 15 minuti su richiesta della Casa Bianca, e hanno concordato sul fatto che una tregua prolunghi solo le ostilità. «Per porre fine definitivamente (al conflitto), Kiev deve, prima di tutto, prendere una decisione politica coraggiosa e responsabile» sul Donbass, ha detto il consigliere presidenziale russo Yuri Ushakov illustrando i contenuti del colloquio fra Trump e Putin, che si sono impegnati a sentirsi anche dopo il faccia a faccia con Zelensky. Dopo il colloquio si è tenuta la riunione con i leader europei tra cui la premier Giorgia Meloni.
A Mar-a-Lago Zelensky è arrivato in giacca ed è apparso sereno al fianco di Trump nonostante i rapporti non sempre facili fra i due, soprattutto dopo lo scontro di febbraio nello Studio Ovale. Questa volta però i toni sono apparsi diversi: il presidente americano lo ha elogiato e lo ha definito coraggioso. «Parleremo delle questioni territoriali», ha spiegato Zelensky davanti alle telecamere ribadendo che il «90% del piano di pace in 20 punti» è fatto. L'ultimo 10% si sta però rilevando il più difficile. Da sciogliere ci sono i nodi del territorio, del controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia e le garanzie di sicurezza. Su questo ultimo punto, pur non entrando nei dettagli, Trump ha rassicurato: «Ci sarà un accordo di sicurezza. Sarà un accordo solido. Le nazioni europee sono coinvolte in questo», ha osservato definendo «fantastici» i leader europei aggiornati sull'incontro. Il leader ucraino aveva già fatto il punto con gli alleati del Vecchio Continente e con il Canada prima di sbarcare in Florida per definire gli ultimi dettagli dell'incontro con Trump.
Contro l'Europa continua invece a scagliarsi la Russia con il ministro degli esteri Serghei Lavrov che, attingendo dalle accuse più volte ripetute da Putin, ha definito gli europei «il principale ostacolo alla pace». Gli ha fatto eco Kirill Dmitriev, il negoziatore di Putin: «Oggi è un importante giorno nel cammino per la pace. I guerrafondai e gli imbroglioni dovrebbero pentirsi», ha scritto su X. Mosca da mesi ormai aggira il Vecchio Continente e preferisce parlare solo ed esclusivamente con Trump. Con un'economia di guerra schiacciata dalle sanzioni, la Russia è consapevole che i rapporti con gli Stati Uniti sono importanti per un rilancio. Gli accordi economici sono uno dei tasselli di un complicato puzzle sul quale Trump e i suoi negoziatori Steve Witkoff e Jared Kushner premono con forza, anche se le aziende americane sono scettiche su un possibile ritorno e sul potenziale della Russia.
Non è ancora chiaro se il piano in 20 punti elaborato da Kiev e Washington incasserà alla fine il via libera di Mosca: molti continuano a dubitare che il Cremlino sia veramente interessato a chiudere la guerra, come dimostrato dagli incessanti attacchi in Ucraina. «Anche Kiev ha colpito duro», ha risposto Trump a chi gli chiedeva dei recenti pesanti raid di Mosca. Il Cremlino continua a insistere nel ritiro completo degli ucraini dal Donbass, mentre Kiev preme per un congelamento delle linee di battaglia. Alla ricerca di un compromesso gli Stati Uniti hanno proposto la creazione di una zona economica libera se l'Ucraina abbandona l'area, ma molto resta da definire su come funzionerebbe in termini pratici. Zelensky sul piatto ha messo anche la possibilità di un referendum sul piano di pace, in un'apertura ritenuta significativa in quanto mostra come il presidente ucraino non escluda più concessioni territoriali. E si è detto disponibile anche, in caso di accordo, alle prime elezioni dal 2019 - una richiesta di Mosca appoggiata da Trump - a patto che la sicurezza sia garantita. Apertura e concessioni per rimandare la palla nel campo di Putin e allontanarlo da Trump.
(Unioneonline/D)
