Usa-Ue: relazione difficile o scossa di assestamento?
Gli ultimi accordi e l’importanza per l’Europa di intraprendere un percorso di autonomiaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Cercare l’autonomia divenendo vera federazione politica ed economica o insistere con la dipendenza strategica dagli Stati Uniti d’America? Ed in questo secondo caso, per ottenere cosa?
L’Unione Europea, oggi più di ieri, parrebbe ritrovarsi di fronte ad un bivio a svolta obbligata. Donald Trump, infatti, ancora una volta, non ha mancato di far “tuonare” il suo invito/esortazione sul Vecchio Continente. In occasione della partecipazione a un evento ufficiale, alla presenza anche dell'ambasciatore degli Stati Uniti alla Nato, Matthew Whitaker, sembrerebbe aver detto che gli Stati Uniti, quanto prima, non consentiranno agli europei di acquistare petrolio russo. Non più tardi del 19 settembre appena trascorso, l'Unione Europea, quasi nel voler dare seguito all’ “invito” americano, si è espressa quindi nel senso di imporre un ulteriore divieto sulle importazioni di gas russo, come “misura punitiva” (se così la si volesse definire) parte di un nuovo pacchetto di sanzioni finalizzate, per un verso, a ridurre ai minimi termini i proventi che la Russia di Vladimir Putin utilizzerebbe per finanziare la sua guerra e, per altro verso, per soddisfare la richiesta del Presidente Donald Trump. Ma non finisce qui. Dagli Stati Uniti sembra essere sopraggiunta una ulteriore notizia, poco rassicurante, relativa al taglio della assistenza in termini di sicurezza fornita a taluni Paesi, quali la Lettonia, la Lituania e l’Estonia, oltre che ai Paesi Baltici, confinanti tutti con la Russia. Tradotto in soldoni: l'Unione Europa deve adoperarsi, o meglio arrangiarsi, al fine di minimizzare la dipendenza ad oggi esistente dagli Stati Uniti, i quali, all’evidenza, provvederanno a concentrarsi su altre priorità maggiormente rispondenti alle loro necessità.
Non sembra necessario scomodare Lapalisse per capire che l’intento non troppo celato di Donald Trump, fin dal momento del suo re-insediamento, fosse quello di rafforzare la posizione degli Stati Uniti sui mercati energetici mondiali. E quello energetico, per l’appunto, sembra proprio essere lo strumento geopolitico maggiormente utile e significativo per fare leva sui mercati e prevalere nel rapporto di concorrenza con la Cina. Ammesso e probabilmente non concesso che questa ultima si lasci sopraffare. Ma questo appare lo stato dell’arte, volenti o nolenti. L’esigenza Europea di diversificazione delle risorse energetiche, in buona sostanza, sembra essersi tradotta in una carta negoziale a tutto vantaggio americano nel condurre la sua sottile “guerra commerciale”, se solo si considera che non più tardi del 21 agosto 2025, l’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno sottoscritto un accordo che, sul piano puro e semplice delle relazioni transatlantiche, sembrerebbe apparire tutt’altro che vantaggioso per il Vecchio Continente. Se si sia trattato di una scelta di pragmatismo sarà solo il tempo a dirlo, ma la premessa, anche alla luce degli sviluppi ultimi, sembrerebbe non offrire troppo conforto. Intanto, perché anche a tutto voler considerare, questo impegno economico potrebbe invero rafforzare la dipendenza geopolitica dagli Stati Uniti, vanificando l’esigenza del Vecchio Continente di affermarsi come potenza autonoma a cavallo tra est e ovest del mondo. Quindi, perché se di transizione energetica l’Europa vuole discorrere, allora, nei fatti l’Accordo raggiunto, presentato come scelta pragmatica necessaria, potrebbe, in realtà, comprometterne la attuazione siccome sembrerebbe avere quale suo presupposto l’incremento dell’import di GNL americano all’interno di uno scacchiere geopolitico altamente instabile senza comprendersi quale sia il vantaggio conseguito nella circostanza dai Paesi Europei. Infine, perché l’obiettivo primario dell’Unione Europea dovrebbe essere quello di ridurre l’elevato costo dell’energia che paralizza l’economica e che si ripercuote sui carrelli della spesa dei cittadini. Se l’Unione Europea ed i suoi ventisette Paesi Membri intendono perseguire l’obiettivo del raggiungimento dell’autonomia strategica, politica ed economica, della cosiddetta sostenibilità sociale e della competitività sul mercato internazionale, la strada da intraprendere senza se e senza ma, è quella della autonomia per poter assicurare ai cittadini decisioni vantaggiose e condizioni di vita apprezzabili.
Giuseppina Di Salvatore – Avvocato, Nuoro