Il governo di Viktor Orbàn ha vietato ufficialmente il Budapest Pride, la manifestazione per rivendicare i diritti della comunità lgtbqia+, già messi a dura prova dalle leggi dell'esecutivo ungherese. La polizia ora ha formalmente vietato l’organizzazione del Pride, in programma per il 28 giugno, ma gli organizzatori, supportati da vari parlamentari europei che hanno confermato la loro partecipazione, hanno preannunciato di farlo lo stesso.

Chi vi partecipa rischia multe fino a 500 euro e addirittura la polizia potrebbe usare il riconoscimento facciale per l’identificazione. Ci sono anche tre attivisti sardi dell'Associazione Tonino Pascali-Sardegna Radicale tra coloro che partiranno per la capitale ungherese in segno di solidarietà a chi semplicemente chiede diritti: Gabriele Casanova, Laura Di Napoli e Marco Marras fra pochi giorni prenderanno l’aereo per la capitale ungherese.

Attivisti radicali al Sardegna Pride dell'anno scorso (Alberto Pitzoi Arcadu )

«Il regime di Orbán tenta di cancellare le soggettività lgbtqia+, noi quindi porteremo il corpo come lotta e liberazione», dice Casanova, coordinatore dell’associazione insieme a Di Napoli, «la disobbedienza civile è il nostro strumento di lotta transnazionale: per liberare corpi, menti e coscienze. Dove opprimono, noi amiamo. E l’amore disarma più di mille leggi». Di Napoli aggiunge: «Andremo per difendere un’Europa che, pur fragile, resta l’unico rifugio per le persone lgbtqia+. Un’Europa dei diritti, non delle frontiere. I diritti non sono concessioni, ma la sostanza viva della democrazia, la misura della sua dignità».

Su Go fund me, i tre attivisti hanno avviato una raccolta fondi intitolata “Il prezzo dell’orgoglio: difendiamo il Budapest Pride”, per pagare le eventuali multe che potranno ricevere e, se resteranno fondi in più, questi ultimi saranno donati all’organizzazione del Budapest Pride, che per via dell'attuale legge non potrà più ricevere sovvenzioni pubbliche. 

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