Uno spiraglio per la tregua si apre sull'inferno di Gaza. Mentre da ogni angolo del pianeta si leva la protesta per la situazione umanitaria della Striscia, ad annunciare la possibile svolta è stato l'inviato degli Usa per il Medio Oriente, Steve Witkoff.

«Siamo sul punto di inviare un nuovo accordo preliminare. Ho ottime sensazioni», ha dichiarato l'inviato di Donald Trump, dando così sostanza alle precedenti affermazioni di Hamas, che aveva annunciato il raggiungimento di un accordo sulla tregua con lo stesso Witkoff.

Il governo israeliano non si è ancora espresso a riguardo, ma tutto fa pensare che la palla passi ora nel campo di Benjamin Netanyahu in un momento nel quale la pressione diplomatica sul premier rischia di farsi asfissiante. Il quotidiano Ynet ha spiegato che in Israele sta emergendo la preoccupazione che gli americani possano dare garanzie ad Hamas e imporre la fine della guerra senza soddisfare tutte le condizioni. L'annuncio di Witkoff è giunto al termine di una giornata di ordinaria drammaticità a Gaza. Risparmiata dai raid israeliani nelle ultime ore, la popolazione resta alle prese con la sfida di arrivare ai pochi aiuti umanitari giunti nella Striscia. Circa 47 persone, secondo l'Onu, sono rimaste ferite, in gran parte a causa di colpi d'arma da fuoco sparati dall'Idf, quando migliaia di persone si sono riversate martedì in un nuovo centro di distribuzione. "Non abbiamo mirato ai civili, sono stati sparati colpi in aria", è stata la smentita dell'esercito israeliano. Le immagini della corsa disperata dei gazawi agli aiuti hanno comunque inorridito il mondo.

«La gente di Gaza merita più della sopravvivenza, merita un futuro», è stato il monito della coordinatrice speciale dell'Onu per la pace in Medio Oriente, Sigrid Kaag. Nella Striscia neanche le scorte di Hamas sono al sicuro. Stando alla stampa palestinese citata da Ynet, nel centro profughi di al-Maghazi i magazzini dell'organizzazione islamista sono stati saccheggiati. In questo contesto la pressione internazionale sul governo Netanyahu sta salendo esponenzialmente. Il Wall Street Journal ha rivelato che la Corte Penale Internazionale sta valutando di emettere un mandato di cattura per il ministro della Sicurezza nazionale Ben Gvir e il suo collega alla Finanze Bezalel Smotrich, punti di riferimento dell'estrema destra israeliana. L'ordine di arresto farebbe riferimento a presunti crimini di guerra legati all'espansione degli insediamenti in Cisgiordania. Il procuratore generale Kharim Khan, secondo il Wsj, stava preparando il mandato prima di congedarsi in quanto sotto indagine per cattiva condotta sessuale.

Toccherà ai suoi vice decidere se proseguire il lavoro in un contesto di scontro feroce tra la Cpi con Israele ma anche con gli Usa. Nel frattempo Ben Gvir non le ha mandate a dire: «Quando l'Aia è contro di me, so di essere sulla strada giusta, nessun mandato di arresto mi fermerà». Netanyahu, al momento, non ha fatto cenno alla nuova tregua. Alla Knesset ha confermato l'uccisione Muhammed Sinwar, il fratello di Yahya succedutogli alla testa di Hamas. Ha quindi annunciato un nuovo attacco agli Houthi nello Yemen, che ha distrutto l'ultimo aereo rimasto funzionante nello scalo di San'a.

«Gli Houthi sono solo un sintomo: la vera forza che sta dietro di loro è l'Iran, ed è l'Iran il responsabile dell'aggressione che proviene dallo Yemen», ha tuonato il premier israeliano, venendo subito frenato da Donald Trump.

«Stiamo avendo ottimi colloqui con l'Iran, ho detto a Netanyahu di non attaccarlo», ha rimarcato, a stretto giro, il presidente americano. La pressione su Israele. nel frattempo, cresce anche in Europa. Ricevendo a Bruxelles Pedro Sanchez - la Spagna è tra i Paesi Ue in prima linea nella richiesta di sanzioni a Israele - la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha ribadito che «gli aiuti a Gaza devono essere immediati e su larga scala».

L'esecutivo Ue terminerà la revisione dell'accordo di associazione Ue-Israele, chiesta dalla maggioranza dei 27, in tempo per il Consiglio di Affari Esteri del 23 giugno. Fornirà ai Paesi membri alcune opzioni, partendo da una base: la valutazione sul rispetto dei parametri umanitari da parte di Israele non potrà che essere negativa.

(Unioneonline)

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