Meloni sente Netanyahu: «Subito un cessate il fuoco a Gaza». Negoziatori pronti a partire
Il premier israeliano riunisce il gabinetto prima di volare da TrumpBibi Netanyahu sente Giorgia Meloni, che ha richiamato l'urgenza di giungere a un cessate il fuoco a Gaza che permetta il rilascio degli ostaggi ancora in vita e l'accesso pieno e senza ostacoli della popolazione civile all'assistenza umanitaria. La premier italiana ha parlato al telefono anche con l'Emiro del Qatar, Tamim bin Hamad al Thani, nel quadro dei contatti avviati sin dal vertice G7 di Kananaskis.
I team negoziali di Hamas e Israele intanto si preparano a colloqui indiretti attraverso i mediatori a Doha dopo la risposta positiva dell'organizzazione fondamentalista alla nuova proposta degli Usa. La leadership politica del gruppo che governa Gaza dal 2007 risiede nella capitale del Qatar, così come il capo negoziatore Khalil al-Hayya, mentre i delegati israeliani dovrebbero al massimo domenica mattina per il nuovo ciclo di colloqui, come ha confermato un funzionario israeliano. Obiettivo, un cessate il fuoco di due mesi durante i quali verranno trattati i termini per la fine del conflitto nella Striscia.
L'apparato di sicurezza di Hamas ha già lanciato l'allarme tra le sue fila pubblicando una serie di istruzioni e un avvertimento diretto: «Israele potrebbe sfruttare il momento per compiere omicidi mirati, arresti e tentare di liberare ostaggi, prigionieri nella Striscia da 638 giorni, circa 20 su 50 ancora in vita. Il gruppo palestinese ritiene che questi siano giorni particolarmente delicati, proprio a causa della speranza che scatti la tregua». Le linee guida raccomandano di «aderire alle procedure di sicurezza durante le comunicazioni e gli spostamenti, e a mantenersi costantemente pronti ad affrontare attacchi a sorpresa o operazioni speciali nell'enclave».
E sul terreno fonti mediche hanno reso noto che almeno 70 residenti di Gaza sono morti nelle ultime 24 ore nella Striscia a causa degli attacchi israeliani, mentre l'Idf ha spiegato di aver colpito e ucciso decine di terroristi in diverse zone della Striscia e di aver distrutto depositi di armi, lanciatori di missili e centri di comando delle fazioni armate palestinesi. La Gaza humanitarian foundation (Ghf) ha dichiarato che due operatori umanitari americani sono rimasti feriti dallo scoppio di due granate lanciate su uno dei siti di distribuzione a Rafah, mentre i gazawi stavano ritirando i pacchi. Tsahal ha confermato l'attacco accusando di sabotaggio Hamas e altri gruppi armati palestinesi. E proprio la consegna degli aiuti fa parte dei tre emendamenti chiesti da Hamas al piano ('migliorato') Witkoff nella risposta consegnata al Qatar, rischiando di diventare terreno di scontro tra le parti. Hamas chiede che la gestione torni nelle mani dell'Onu e venga tolta alla Ghf, mentre Israele e gli Stati Uniti ritengono che il sistema precedente abbia consentito all'organizzazione di appropriarsi delle merci, non solo per l'uso dei miliziani e delle loro famiglie, ma soprattutto per essere rivendute al mercato nero lucrando e facendo impennare i prezzi a Gaza.
Prima e durante la guerra. Finora le Nazioni Unite non hanno risposto alla richiesta della Gaza Foundation, inviata con una lettera al segretario generale Antonio Guterres, di collaborare nella consegna ai civili dell'enclave. In serata i sistemi di difesa dell'Idf hanno abbattuto due razzi lanciati dal sud di Gaza verso la zona meridionale di Israele. Alle 22 ora locale, (le 21 in Italia), si riunisce il gabinetto di sicurezza israeliano: sul tavolo, prima di tutto, i contenuti della delega ai negoziatori che terranno i colloqui a Doha. Poi il premier Benyamin Netanyahu partirà per Washington dove sarà ricevuto dal presidente Donald Trump alla Casa Bianca.
Nel frattempo a Tel Aviv e in altre città del Paese decine di migliaia di manifestanti si stanno unendo ai parenti degli ostaggi. Il Forum delle famiglie ha condannato le notizie secondo cui un accordo garantirebbe il rilascio solo di alcuni dei rapiti in più fasi. «In questo momento critico è vietato conformarsi alle liste di Schindler che vengono dettate, come se fosse impossibile riportarli indietro tutto», ha dichiarato il Forum, citando la lista di Oskar Schindler dei dipendenti ebrei salvati dalla deportazione nei campi di sterminio nazisti durante l'Olocausto. I familiari hanno dichiarato che il metodo di liberazione degli ostaggi attraverso liste e fasi crea «un'incertezza insopportabile».
(Unioneonline)