Rimaste incinte dopo essere state stuprate dai soldati russi, una volta in Polonia non possono abortire.

E’ il dramma di centinaia di profughe ucraine: la Polonia, per ovvi motivi geografici, è infatti il Paese in cui hanno trovato rifugio gran parte dei profughi ucraini ma allo stesso tempo ha una legge molto restrittiva in materia di aborto.

A denunciare il problema è Oleksandra Matviichuk, presidente dell’associazione ucraina Center for Civil Liberties, che sta collaborando con le associazioni polacche per dare aiuto a queste donne.

In Polonia l’aborto è consentito solo in caso di rischio per la salute della donna, incesto e stupro, ma il reato va accertato da un magistrato dopo l’apertura di un’indagine penale. Cosa di fatto impossibile, visto che i responsabili degli stupri sono militari che hanno agito in guerra e in un altro Paese, l’Ucraina appunto.

Abortion Without Borders, associazione femminista che si occupa di aiutare le donne che vogliono abortire in Polonia, ha ricevuto 200 richieste d’aiuto da parte di donne ucraine; Abortion Dream Team in tre giorni ne ha ricevute 102. La strada più facile da percorrere è quella di procurarsi illegalmente la pillola abortiva, ma con il rischio di essere truffate. iìIn Polonia inoltre ci sono molti psicologi che cercano di convincere le donne ucraine a portare comunque avanti la gravidanza perché “la vita è una cosa meravigliosa”.

(Unioneonline/L)

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