Habemus Papam: ecco Leone XIV
Il papa americano e il nuovo ruolo della Chiesa nel mondoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Habemus Papam: le parole più attese dopo la fumata bianca comparsa dal comignolo della Cappella Sistina nel secondo giorno di votazioni, al quarto scrutinio. Leone XIV, Robert Francis Prevost, Cardinale statunitense, e già Prefetto del Dicastero dei Vescovi, è il 267° Papa della Chiesa Cattolica e Vescovo di Roma. Inatteso quanto subito graditissimo ai fedeli accorsi da tutto il mondo, colpiti ed emozionati all’ascolto delle Sue parole di saluto alla comunità tutta: «La pace sia con tutti voi! Fratelli e sorelle carissimi, questo è il primo saluto del Cristo Risorto, il buon pastore che ha dato la vita per il gregge di Dio. Anch’io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie, a tutte le persone, ovunque siano, a tutti i popoli, a tutta la terra. La pace sia con voi! Questa è la pace del Cristo Risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio, Dio che ci ama tutti incondizionatamente».
Una benedizione, dunque, generosamente rilasciata dalla Loggia delle benedizioni, densa di contenuti nella sua semplicità, eppure, e proprio per questo, capace di raggiungere i cuori di tutti: «La pace sia con tutti voi!». Probabilmente, alla luce di un saluto siffatto, potrebbe non rivelarsi troppo utile cercare di comprendere quale impronta potrà mai conferire alla Chiesa il Pontificato di Leone XIV, come pure assai poco utile potrà apparire il cercare di comprendere se, e in che modo, il Pontefice potrà, se potrà, incidere sugli equilibri geopolitici internazionali. Per l’intanto si sa ciò che davvero è importante conoscere: si tratta di un missionario facente parte dell’Ordine degli Agostiniani, ispirato ai concetti cari anche a Papa Bergoglio, di povertà, di predicazione e di fraternità. Tuttavia, sarebbe un errore, con buona verosimiglianza, il cercare, in qualunque maniera e misura, di rinvenire un qualche indirizzo politico nel prossimo agire del Pontefice, specie affidandosi a riflessioni che parrebbero volerlo vedere come puro e semplice successore di Papa Francesco, oppure come Pontefice contrapposto all’amministrazione di Donald Trump. Semmai, sarebbe forse maggiormente costruttivo, riflettere sul ruolo che la Chiesa nel suo complesso, di riflesso, abbia potuto esercitare, e potrà nel prossimo futuro esercitare, anche involontariamente, nella vita politica e sociale degli ultimi decenni e a partire dal periodo del, in particolare, Concilio Vaticano II, ed in quella futura prossima e ventura.
Se considerassimo l’incidenza sul mondo reale delle tre ultime esperienze pontificie, dal papato del polacco Karol Wojtyla, Giovanni Paolo II, che si protrasse dal 1978 all’anno 2005, a quello di Joseph Ratzinger meglio conosciuto come Papa Benedetto XVI, il cui Pontificato si protrasse dal 19 aprile dell’anno 2005 al 28 febbraio dell’anno 2013, a quello ancora di Jorge Mario Bergoglio, Papa Francesco per tutti, il cui pontificato ebbe inizio il 19 marzo dell’anno 2013 per poi concludersi il giorno 21 del mese di aprile dell’anno 2025, allora potremmo, come di fatto possiamo, apprezzare la circostanza che ciascuno di essi sembrerebbe essere stato scelto e prescelto per interpretare e guidare, in vario modo e misura, proprio la società del suo tempo.
In questo senso, il Pontificato di Karol Wojtyla si è lasciato apprezzare per la significanza che lo stesso ha avuto nel contesto degli anni della crisi del cosiddetto blocco comunista che porterà alla caduta del Muro di Berlino nell’anno 1989. Sono gli anni, del resto, in cui, proprio in Italia si avviava l’esperienza politica del cosiddetto “Pentapartito”, coalizione di governo protrattasi nel nostro Paese dall’anno 1981 all’anno 1991, formata dalla fusione della Democrazia Cristiana, formazione centrista degli anni cinquanta ricomprendete anche il PLI, il PSDI e il PRI, con il cosiddetto centro-sinistra degli anni sessanta e settanta composto da PSI, PRI e PSDI. Esperienze politiche e sociali differenti rispetto a quelle attuali, forse financo maggiormente complesse, ma certamente il Vaticano, la Chiesa, e la sua massima espressione, oggi incardinata nella figura gentile ed autorevole di Papa Leone XIV, è ancora in grado di prestare quel sostegno non solo alla popolazione italiana e mondiale ma anche a tutti i grandi del mondo per essere comunque polo incrollabile di affidamento in un periodo di forte incertezza politica e di aspri conflitti. Innovazione nella tradizione: magari di questo oggidì si avverte il bisogno.
Giuseppina Di Salvatore – Avvocato, Nuoro