Per la prima volta dall’inizio del conflitto, le Nazioni Unite parlano apertamente di carestia a Gaza. Secondo l’Onu, 132 mila bambini sarebbero a rischio immediato di malnutrizione acuta, mentre 2,4 milioni di persone vivono senza cibo sufficiente, rifugi e cure mediche adeguate.

La denuncia arriva in una delle giornate più sanguinose degli ultimi mesi. Fonti mediche della Striscia riferiscono di almeno 52 morti causati dai raid israeliani, tra cui quattro bambini e una donna colpiti da un drone a Khan Younis. A Gaza City, invece, una scuola che ospitava sfollati è stata centrata dall’aviazione: 12 le vittime secondo l’emittente Al Jazeera.

Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha ribadito l’ultimatum a Hamas: «Liberare tutti gli ostaggi e deporre le armi, oppure Gaza sarà distrutta». Parole che, secondo l’Onu, rischiano di aggravare una crisi umanitaria già fuori controllo. L’esercito israeliano ha intanto confermato che l’operazione di terra a Gaza City è in “espansione” e ha ordinato l’evacuazione verso sud di circa un milione di persone.

A rendere ancora più complesso il quadro, la questione degli ostaggi. Hamas, tramite la mediazione di Egitto e Qatar, avrebbe offerto un rilascio in due fasi, ma il premier Benjamin Netanyahu ha respinto la proposta chiedendo invece la consegna immediata di tutti i rapiti, vivi o deceduti.

Mentre sul terreno continuano i bombardamenti e la popolazione affronta fame e sfollamenti di massa, in Israele cresce la protesta dei familiari degli ostaggi.

Dopo lo sciopero generale della scorsa settimana, migliaia di manifestanti hanno bloccato un’autostrada nei pressi di Tel Aviv e inscenato un sit-in davanti alla residenza del primo ministro a Gerusalemme. Una nuova giornata di mobilitazione nazionale è stata fissata per martedì.

(Unioneonline/Fr.Me.)

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