Gaza, le chiese cristiane restano: «Lasciare significherebbe condannare a morte i civili»
Il Patriarca latino di Gerusalemme, cardinale Pierbattista Pizzaballa e quello greco-ortodosso Teofilo III hanno annunciato la decisione di non abbandonare la StrisciaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
«Il clero e le suore hanno deciso di rimanere e continuare a prendersi cura di tutti coloro che saranno nei complessi. Lasciare Gaza e cercare di fuggire verso sud sarebbe una condanna a morte».
Con queste parole il Patriarca latino di Gerusalemme, cardinale Pierbattista Pizzaballa, e il Patriarca greco-ortodosso Teofilo III hanno annunciato oggi la decisione di non abbandonare la Striscia.
La nota congiunta riguarda le due principali comunità cristiane di Gaza, la parrocchia della Sacra Famiglia e quella di San Porfirio, entrambe già colpite dai bombardamenti e ora diventate rifugio per centinaia di civili: anziani, donne, bambini e persone con disabilità. “Molti di loro sono indeboliti e malnutriti a causa delle difficoltà degli ultimi mesi”, spiegano i due patriarchi.
Il comunicato respinge con forza ogni ipotesi di evacuazione forzata: «Non può esserci futuro basato sulla prigionia, sullo sfollamento dei palestinesi o sulla vendetta. Non c’è motivo di giustificare lo sfollamento di massa deliberato e forzato di civili».
Intanto da Gaza arrivano testimonianze drammatiche. «Muoversi fuori dalla chiesa è molto, molto difficile e pericoloso – racconta George Anton, capo del comitato di emergenza della Sacra Famiglia –. La gente ha bisogno di spostarsi per procurarsi cibo e acqua, ma tutti temono che la prossima operazione militare possa essere violentissima e mettere a rischio la loro vita».
Parole dure sono state pronunciate anche al di fuori della Striscia. Alla vigilia della Mostra del Cinema di Venezia, don Nando Capovilla – sacerdote vicino a papa Francesco e recentemente espulso da Israele – ha parlato di «un preciso disegno di pulizia etnica” e ha denunciato: “Il genocidio può essere fermato e non lo stiamo facendo».
Un appello all’unità dei cristiani è arrivato infine dal patriarca ecumenico Bartolomeo, intervenuto al Meeting di Rimini: «Come cristiani abbiamo la necessità di far sentire la nostra voce, uniti, così come hanno fatto i nostri fratelli Teofilo e Pizzaballa. Senza giustizia non c’è pace».
(Unioneonline/Fr.Me.)