Il sesso, la droga, l'alcol e ben 300 milioni di dollari dilapidati da una vocazione autodistruttiva: la vita è uno scherzo per Mike Tyson, come ammette nella sua ultima autobiografia "Undisputed Truth" ("L'indiscussa verità"), la confessione choc senza censure né reticenze che King Kong-Tyson ha portato in scena nei teatri americani nell'ultimo anno.

Uscirà la prossima settimana negli Stati Uniti, ma il britannico Daily Mail ne ha pubblicato alcuni stralci dopo le prime anticipazioni uscite a fine ottobre in cui si parlava del famoso morso a Holyfield il 28 giugno 1997 e anche dell'abitudine di Tyson di combattere sotto l'effetto della cocaina. Per aggirare i controlli antidoping dal 2000 aveva escogitato un piano: "Finito il match, un mio assistente faceva la pipì in un pene finto che io nascondevo dentro le mutande. E con quell'urina riempivo le provette dell'antidoping". Ecco svelato il suo trucco, usato per la prima volta ad Ampden Park nell'incontro contro Lou Savarese.

Tyson racconta senza peli sulla lingua l'infanzia turbolenta, la salvezza prima trovata nel ring ma persa in seguito alla morte di Cus D'Amico, più di un allenatore, il suo mentore. Quindi la caduta negli abissi del vizio, la violenza senza più argine, la condanna per lo stupro e gli anni in carcere. Una detenzione così promiscua da fargli desiderare, una volta fuori, di "staccare la testa a qualcuno", magari il suo odiatissimo ex promoter Don King, proprio per poter ritornare in cella.

Il film "The Greatest", dedicato a Mohammed Alì, racconta Tyson, gli ha cambiato la vita facendolo diventare un pugile ma anche, come in quel famoso 28 giugno '97, un boxeur "che voleva uccidere". Dall'episodio della sua prima moglie Robin Givens trovata a letto con con un giovane Brad Pitt passando allo stupro di Desiree Washington, il libro è pieno di aneddoti curiosi e storie incredibili, a cominciare dai racconti sulle sue performance sessuali mentre era dietro le sbarre. Iron Mike racconta infatti di aver fatto sesso con tantissime donne che facevano la fila per visitarlo in prigione, compresa una funzionaria dell'Antidroga pagata profumatamente.

Poi il capitolo su Evander Holyfield che su quel ring perse un pezzo d'orecchio, ma secondo il suo aggressore ha corso il rischio di perdere la vita: "Lo volevo uccidere, ero fuori di me", si legge nel rovente estratto dell'autobiografia dell'ex campione mondiale dei massimi. Oggi Tyson si descrive come un uomo alle prese con il colossale sforzo quotidiano di vivere una vita normale, come quella di chiunque altro, ma non nega di avere frequenti nostalgie per i tempi in cui trascorreva le notte nei più licenziosi stripclub accompagnato da spogliarelliste e cocaina.
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