Un detenuto scagionato dall’accusa di omicidio di primo grado dopo 28 anni trascorsi in carcere.

Succede negli Usa e la vicenda ha visto protagonista Barry Lee Jones, oggi 64enne, accusato di aver ucciso la figlioletta della sua ex fidanzata.

I fatti risalgono al 1994, quando la donna - Angela Rene Gray – aveva trovato la figlia Rachel Yvonne incosciente nel suo letto e Jones, che viveva con loro, le aveva portate in ospedale.

La bimba fu dichiarata morta per una lacerazione intestinale dovuta a un trauma contusivo addominale. L'uomo venne interrogato per cinque ore, accusato e condannato quello stesso anno. I difensori pubblici federali, tuttavia, hanno scoperto recentemente che Jones rimase da solo con la bimba per un breve lasso di tempo durante il quale non avrebbe potuto causarle ferite mortali, e che le autorità non indagarono su altri sospetti o esaminato le ferite per capire se il lasso temporale poteva coincidere.

L'ufficio del procuratore generale dell'Arizona ha riesaminato il caso in modo indipendente e ha affermato che la condanna per omicidio di primo grado doveva essere annullata, ma doveva essere confermata invece quella per omicidio di secondo grado poiché la bambina era sotto la sua cura e lui non ha chiesto assistenza medica prima che morisse.

Gli avvocati di Jones e i pubblici ministeri hanno raggiunto un accordo per cui le condanne originali sono state annullate, l'uomo si è dichiarato colpevole per omicidio di secondo grado e gli è stato riconosciuto il tempo già trascorso in cella.

(Unioneonline/l.f.)

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