Dalla Sardegna a Taiwan: il legame indissolubile di un bambino con la sua terra
Oliviero e Linda, 10 e 7 anni, sono nati e cresciuti a Taipei, ma l’amore per l’Isola scorre forte nelle loro venePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Ci sono legami che sfidano la distanza, radici che restano salde anche quando la vita porta lontano. Da quasi 14 anni Michele Ruju, nato a Cagliari e cresciuto a Sassari vive a Taiwan, dove con la moglie, anche lei sarda, ha costruito la sua vita. Due figli, Oliviero e Linda, di 10 e 7 anni che a differenza dei loro genitori sono nati e cresciuti a Taipei, ma l’amore per la Sardegna scorre forte nelle loro vene.
Ogni estate, nei mesi di luglio e agosto, tornano nell’Isola, cercando di colmare quel vuoto che dieci mesi di lontananza inevitabilmente lasciano. Non è abbastanza, ma è sufficiente per alimentare nei loro figli un senso di appartenenza profondo.
La scorsa estate, la famiglia Ruju, ha deciso di immergersi nella storia nuragica, visitando alcuni dei siti archeologici più suggestivi della Sardegna: il maestoso Santu Antine a Torralba, il Nuraghe Losa e il complesso paleocristiano di Santa Cristina.
Oliviero e Linda sono rimasti affascinati da quelle antiche costruzioni. Oliviero, in particolare, ha una passione smisurata per la storia. E quando il papà gli ho raccontato dei nuraghi e delle civiltà che hanno attraversato la Sardegna nel corso dei secoli, la sua curiosità si è accesa. Ha iniziato a fare domande, a voler capire come la Sardegna si sia intrecciata con le rotte del Mediterraneo.
Qualche settimana dopo, a scuola, la sua insegnante ha chiesto agli studenti di realizzare una ricerca su un luogo a loro caro. Oliviero non ha avuto dubbi: ha scelto la Sardegna. Il risultato è stato un piccolo capolavoro, un omaggio alla sua terra d’origine attraverso gli occhi di un bambino nato a migliaia di chilometri di distanza.
Nei suoi disegni, la Sardegna prende vita con semplicità e dolcezza. Ha raccontato la geografia della provincia di Sassari, ha descritto il mare cristallino che ogni estate attira visitatori da tutto il mondo, ha rappresentato un nuraghe e ha spiegato, con la precisione che solo un bambino appassionato può avere, la storia millenaria della civiltà nuragica.
Non potevano mancare le tradizioni: ha ricordato una festa della sua città, Sassari, con persone in abiti tradizionali (forse i Candelieri, che ha visto qualche anno fa) e ha reso omaggio alla gastronomia sarda con un piatto a lui molto caro, la Seadas, il dolce di pasta fritta ripieno di formaggio, servito con miele o zucchero e limone.
In quei disegni, in quelle parole scritte offerte ai suoi compagni di classe con dedizione e amore, c’è la Sardegna, vista con lo sguardo puro di un bambino che, pur vivendo lontano, sente dentro di sé l’appartenenza a questa terra.
Il lavoro di Oliviero dimostra che le radici non si spezzano con la distanza, ma possono diventare ponti che uniscono culture, storie e generazioni.