A poche ore dalla notizia dell'addio del ministro britannico con delega all'uscita dall'Ue, David Davis, un altro big della Brexit ha dato le dimissioni.

L'ex sindaco di Londra Boris Johnson ha lasciato la carica di ministro degli Esteri.

Come Davis, anche lui si è dimesso in polemica con Theresa May, e in particolare per la linea troppo soft con cui il primo ministro ha condotto i negoziati sulla Brexit in sede europea.

"Il sogno sta morendo, soffocato da un'inutile insicurezza", ha scritto alla May nella lettera di dimissioni.

"La Brexit dovrebbe essere relativa a opportunità e speranza. Dovrebbe essere una chance per fare le cose in modo diverso. Apparentemente stiamo andando verso una semi-Brexit, con larghe parti dell'economia ancora bloccate nel sistema dell'Unione Europea ma senza che il Regno Unito abbia il controllo dello stesso sistema".

"Ora - scrive ancora - sembra che l'offerta iniziale delle nostre negoziazioni implichi l'accettazione, da parte nostra, del fatto che non saremo in grado di produrre nostre leggi. In tale contesto, siamo davvero diretti verso lo status di colonia".

In serata è arrivato il nome del sostituto dell'ex sindaco di Londra a capo della diplomazia di Sua Maestà. Si tratta di Jeremy Hunt.

L'ADDIO DI DAVIS - Le dimissioni di Davis, 69 anni, sono arrivate nella notte, ma erano attesa da venerdì quando, in Consiglio dei ministri, May aveva imposto la sua linea più conciliante sulla Brexit.

"La direzione generale della politica del governo, nella migliore delle ipotesi, lascerà la Gran Bretagna in una posizione debole nei negoziati con l'Unione Europea, e forse senza via di uscita", ha scritto Davis alla premier.

Sono due duri colpi per il governo di Theresa May: la premier sta cercando in tutti i modi di far sì che il partito conservatore trovi l'accordo su una Brexit che, anche dopo il divorzio, mantenga forti legami economici con l'Ue.

(Unioneonline/D)

LE DIMISSIONI DI DAVIS:

MAY: "NON ERAVAMO D'ACCORDO"

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