Austria, Fritzl: ''Mia madre mi odiava''In aula il racconto di un'infanzia choc
''Mia madre non mi voleva''. Josef Fritzl, accusato di aver segregato e più volte violentato la figlia Elisabeth in uno scantinato sotto casa, parla della propria infanzia ''terribile''. Botte e nessuna tenerezza. Il padre-mostro rifiuta l'accusa di omicidio colposo, ma non quella di stupro e sequestro di personaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Josef Fritzl, unico imputato al processo aperto a St. Poelten, accusato di sequestro e stupro continuato della figlia, ha raccontato durante la sua deposizione con dovizia di particolari la sua vita, lamentato peraltro di avere avuto "un'infanzia molto dura. Mia madre non mi voleva", ha spiegato. "Aveva già 42 anni e non voleva un bambino, e mi ha trattato di conseguenza, mi picchiava". Per sfuggire alle botte si nascondeva dietro la macchina da cucire Singer e la legna da fuoco. A 12 anni le ha fatto capire che non avrebbe più accettato di essere maltrattato: "Da quel momento ero per lei satana". Con voce rotta, Fritzl ha detto che non aveva mai avuto un "rapporto affettuoso" con la madre con la quale ha vissuto sotto lo stesso tetto fino alla sua morte nel 1980. Il sequestro della figlia Elisabeth lo compì nell'agosto 84. Da lei non ha mai avuto una tenerezza e il padre c'era "solo sporadicamente", ha aggiunto precisando che anche la madre non aveva avuto una vita facile e a "otto anni era già dovuta andare a lavorare". Dei vari capi di imputazione, Fritzl ha riconosciuto stupro e sequestro di persona, ma non i più gravi: omicidio colposo (di un figlio dell'incesto nato con gravi problemi respiratori che si rifiutò di portare in ospedale e il cui corpo bruciò in una caldaia) e di riduzione in schiavitù.
IN AULA In silenzio, e nascondendosi il volto dietro un contenitore per documenti, Josef Fritzl si è presentato nell'aula del tribunale regionale di Sankt Poelten (Bassa Austria) per il processo che lo vede imputato di una serie di accuse aberranti, come incesto e stupro della propria figlia. La sala è piccola e contiene meno di 200 persone, fra cui i 95 giornalisti accreditati che all'entrata però hanno dovuto lasciare fuori macchine fotografiche, da ripresa e cellulari. Per le riprese è autorizzata solo la tv austriaca Orf. La sentenza è attesa per giovedì o venerdì. Fritzl si è dichiarato colpevole di stupro, incesto e segregazione, ma non di omicidio colposo e riduzione in schiavitù.
LA SEGREGAZIONE Elisabeth, allora 18/enne, era stata rapita dal padre, all' epoca 49/enne, il 29 agosto 1984 e segregata in una cella sotto terra, di 60 mq, senza finestre, da lui ricavata dietro la cantina di casa ad Amstetten. All'inizio la ragazza era tenuta legata a una corda per non farla scappare. Durante 24 anni di prigionia e violenze la donna è stata violentata centinaia di volte dal padre e costretta sette volte a partorire nella sua cella. Uno dei figli nati dall'incesto, un neonato di un parto gemellare, era morto poco dopo la nascita nel 1996 e il padre bruciò il corpo in una caldaia. Per questo è accusato ora anche di omicidio colposo. Alla famiglia e la moglie, da cui pure ha avuto sette figli, Fritzl aveva raccontato che la figlia era fuggita con una setta. Nel corso degli anni aveva portato tre figli dell'incesto su a casa dalla moglie dicendo che la figlia non li poteva allevare. Gli altri tre rimasti con la madre non avevano mai visto la luce del sole fino alla liberazione il 26 aprile 2008. Alla scoperta del caso più agghiacciante della storia giuridica dell'Austria, si era giunti dopo il ricovero in ospedale della figlia maggiore dell'incesto, Kerstin (19 anni) che accusava stranissimi sintomi. Insospettiti, i medici hanno chiesto di vedere la madre: poco a poco veniva fuori l'orrore e Fritzl veniva arrestato.