Esattamente 55 anni fa avveniva l’omicidio di Martin Luther King.

Il 4 aprile 1968, alle 18.01, l’attivista per i diritti umani e Premio Nobel per la pace fu raggiunto da un proiettile alla testa – esploso da un fucile di precisione – mentre si trovava da solo sul balcone al secondo piano del Lorraine Motel a Memphis. 

Aveva 39 anni. Era andato nella città del Tennessee per supportare i lavoratori sanitari afroamericani che meno di due mesi prima avevano scioperato per protestare contro i salari – inferiori a quelli dei bianchi – e le condizioni di lavoro imposte dall’allora sindaco Enry Loeb.

Giovedì 4 aprile 1968 King alloggiava nella camera 306 del Lorrain Motel, una stanza in cui aveva alloggiato talmente tante volte con l'amico e collega reverendo Ralph Abernathy da essere ribattezzata come “Suit King Abernathy”.

L'hotel in cui fu assassinato

Era fuori al balcone quando fu colpito da un singolo proiettile che attraversò la guancia destra, la forza del colpo gli strappò la cravatta e lui cadde a terra all’indietro, incosciente. Venne subito portato al St. Joseph Hospital, dove venne dichiarato morto un’ora dopo.

Come esecutore materiale del delitto fu arrestato James Earl Ray: aveva sparato dalla stanza della pensione Bessie Brower, di fronte a quella in cui alloggiava l’attivista. Lì vicino fu trovata l’arma, un Remington con mirino telescopico abbandonato sul marciapiede, rubato due giorni prima. Ray fu arrestato all’aeroporto di Londra. Nel 1999 i giudici hanno decretato che King fu vittima di una cospirazione.

James Earl Ray

Leader del movimento per i diritti civili degli afroamericani, King viene accostato a Gandhi per la sua attività di pacifista: eroe e paladino degli emarginati, «apostolo instancabile della resistenza non violenta», si è distinto da altri gruppi – come quello dei seguaci di Malcolm X – che predicavano invece una reazione violenta alle discriminazioni etniche.

Per la sua importanza nel movimento dei diritti civili, Martin Luther King ha ricevuto frequenti minacce di morte. Dopo l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy nel 1963, disse alla moglie Coretta: «Lo stesso accadrà a me. Continuo a dirtelo: questa è una società malata».

(Unioneonline/L)

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