Il dibattito sul coronavirus si è sopito solo durante la fase più acuta dell'emergenza. Ricordiamo agli inizi i sostenitori della "banale influenza" che attaccavano gli esperti più preoccupati dal nuovo virus che stava cominciando a insidiare l'Italia per poi allargarsi all'intera Europa e al continente americano.

Oggi, tutti consapevoli dell'effetto devastante che ha avuto e sta avendo Sars-CoV2, l'oggetto del contendere è cambiato. Il virus è diventato più buono?

E' quanto sostengono, in un documento, comune, dieci tra medici e ricercatori. I dati virologici, si legge, mostrano "un costante aumento di casi con bassa o molto bassa carica virale" e "sono in corso studi utili a spiegarne la ragione".

Gli esperti segnalano come da tempo "i dati clinici mostrino una marcata riduzione dei casi di Covid-19 con sintomi" e il ricovero in ospedale sia diventato "ormai raro e relativo a pazienti asintomatici o paucisintomatici".

Al momento, si legge, "la comunità scientifica internazionale si sta interrogando sulla reale capacità delle persone asintomatiche o paucisintomatiche di trasmettere l'infezione".

A firmare il documento dieci esperti, dicevamo: Giuseppe Remuzzi, direttore dell'istituto Mario Negri di Milano, Alberto Zangrillo, direttore del reparto di Rianimazione del San Raffaele, Matteo Bassetti, infettivologo del San Martino di Genova (di lui si ricorda l'intervista alle Iene in cui, a inizio marzo, paragonava la malattia a una banale influenza e invitava gli italiani a programmare i propri viaggi all'estero), Arnaldo Caruso degli Spedali Civili di Brescia, Massimo Clementi, direttore del laboratorio di microbiologia del San Raffaele, Luciano Gattinoni del Policlinico di Milano, Donato Greco, consulente dell'Oms, Luca Lorini, del Papa Giovanni XXIII di Bergamo, Giorgio Palù, docente di virologia all'Università di Padova, e Roberto Rigoli, direttore del reparto di microbiologia dell'ospedale di Treviso.

Il documento evidenzia il "crollo inequivocabile dei malati con sintomi e dei ricoveri in ospedale", oltre all'aumento esponenziale dei casi "debolmente positivi".

I PRUDENTI - Secondo la categoria cui appartengono gli esperti del Comitato tecnico scientifico (da Silvio Brusaferro a Franco Locatelli, da Giuseppe Ippolito a Giovanni Rezza), ma anche Andrea Crisanti e Massimo Galli, non è così. Il virus "circola ancora" e "non ci sono elementi per dire che sia meno aggressivo". Circola meno perché con il lockdown lo abbiamo contenuto, ma è pronto a far male nuovamente.

E come esempio citano il nuovo lockdown tedesco, i nuovi focolai in Italia, o quanto sta accadendo in Portogallo (dove in provincia di Lisbona in diverse zone si è tornati al lockdown) e in aree più remote del mondo come Brasile, India e Cina.

Parla di "grossolana sciocchezza" l'infettivologo del Sacco di Milano Massimo Galli. "Chi dice che il virus è diventato più buono dovrebbe allora giustificare i focolai in giro per l'Italia. Bisogna distinguere tra la coda di un'epidemia e la continua volontà di ripetere che il virus è diventato buono, è demenziale e irresponsabile sostenerlo. Viene smentito ogni giorno dai nostri focolai e da quello che sta accadendo in Germania e Cina".

Da Galli è arrivato anche un appello al governo: "Meno plexiglass e mascherine, più test".

Netto anche Andrea Crisanti, in un'intervista al Corriere: "L'infettività si misura sperimentalmente, e sull'uomo non è possibile fare nessun esperimento e non esiste un modello animale. Senza numeri e senza misura non è scienza, sono solo chiacchiere".

Ancora: "Sulla base di quali misure sono state fatte queste affermazioni? Se la carica virale è bassa, chi lo dice che il virus non è infettivo?".

Secondo il virologo del 'modello Vo' "non possiamo aspettarci che Sars CoV2 sparisca come la Sars nel giro di un'estate, perché ci sono milioni di contagiati in tutti i continenti". "In questo momento - sostiene - è solo diventato meno probabile infettarsi in Italia per l'effetto positivo del lockdown, delle mascherine, della distanza e del caldo secco. Ma il nostro autunno sarà come i mattatoi tedeschi adesso, dove il virus sta facendo danni seri. Ci serva da lezione, è quel che potrebbe accadere da noi in autunno e inverno, dobbiamo aggredire sul nascere ogni singolo cluster".

(Unioneonline/L)
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