Un’operazione di vasta portata contro il finanziamento del terrorismo internazionale ha portato all’arresto di nove persone e al sequestro di beni per oltre otto milioni di euro.

A eseguire i provvedimenti sono stati gli agenti della Digos di Genova, in raccordo con la Direzione centrale della Polizia di prevenzione, insieme al Nucleo di Polizia economico-finanziaria e al Nucleo speciale di Polizia valutaria della Guardia di Finanza.

Le misure cautelari – personali e reali – sono state disposte dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Genova, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo (Dda). Oltre ai nove indagati finiti in carcere, il provvedimento riguarda anche tre associazioni, ritenute strumentali al sistema di raccolta e trasferimento dei fondi.

Secondo l’ipotesi accusatoria, gli indagati avrebbero fatto parte e finanziato Hamas (Harakat al-Muqawama al-Islamiyya, “Movimento della resistenza islamica”), organizzazione designata come terroristica dall’Unione europea sia per l’ala politica sia per quella militare.

Le accuse sono formulate, nella fase delle indagini preliminari, a titolo di associazione con finalità di terrorismo (art. 270 bis del codice penale).

L’indagine, avviata e coordinata dalla Dda di Genova su impulso della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, nasce dall’analisi di segnalazioni di operazioni finanziarie sospette e si è sviluppata grazie a una fitta cooperazione investigativa con altri uffici giudiziari italiani e con le autorità dei Paesi Bassi e di altri Stati dell’Unione europea, anche nell’ambito di riunioni organizzate da Eurojust.

Gli inquirenti contestano operazioni di finanziamento per circa sette milioni di euro, ritenute determinanti per sostenere le attività dell’organizzazione terroristica. I trasferimenti sarebbero avvenuti anche tramite complesse triangolazioni, attraverso bonifici e canali esteri, utilizzando associazioni formalmente benefiche con sede in Italia e all’estero.

I fondi, secondo l’accusa, sarebbero confluiti verso associazioni attive a Gaza, nei Territori palestinesi o in Israele, dichiarate illegali dallo Stato di Israele perché collegate o controllate da Hamas, oppure direttamente a esponenti del movimento, tra cui Osama Alisawi, già ministro del governo di fatto di Hamas a Gaza.

Una parte dei finanziamenti sarebbe stata destinata anche al sostentamento dei familiari di attentatori o di detenuti per reati di terrorismo, rafforzando – secondo gli investigatori – la strategia dell’organizzazione e incentivando l’adesione alla lotta armata.

Al centro dell’inchiesta ci sono in particolare tre realtà associative:

Associazione Benefica di Solidarietà col Popolo Palestinese (A.B.S.P.P.), con sede a Genova, costituita nel 1994;

A.B.S.P.P. ODV, nata nel 2003, sempre con sede a Genova;

Associazione Benefica La Cupola d’Oro, costituita a Milano nel dicembre 2023.

Secondo la Dda, queste associazioni avrebbero raccolto fondi dichiaratamente destinati ad aiuti umanitari, ma in realtà una quota rilevantissima – oltre il 71% – sarebbe stata dirottata verso Hamas o enti a essa collegati.

Figura centrale dell’inchiesta è Mohammad Mahmoud Ahmad Hannoun, ritenuto esponente di vertice del comparto estero di Hamas e leader della presunta “cellula italiana” dell’organizzazione.

Gli viene contestato di aver amministrato, di fatto o formalmente, le associazioni coinvolte e di aver versato, dal 2001 a oggi, oltre 7,2 milioni di euro all’organizzazione terroristica, sottraendo risorse alle reali necessità della popolazione civile di Gaza.

Accanto a lui, secondo l’accusa, avrebbero operato altri membri del comparto estero di Hamas attivi in Italia, tra cui Dawoud Ra’Ed Hussny Mousa, Al Salahat Raed, Elasaly Yaser, Albustanji Riyad Abdelrahim Jaber e lo stesso Osama Alisawi. A vario titolo, avrebbero condiviso decisioni operative, promosso raccolte fondi, gestito filiali associative e curato i trasferimenti di denaro.

Tre ulteriori indagati – Abu Rawwa Adel Ibrahim Salameh, Abu Deiah Khalil e Abdu Saleh Mohammed Ismail – sono accusati di concorso esterno: pur non facendo parte dell’organizzazione, avrebbero garantito un supporto finanziario continuativo a Hamas. In particolare, ad Abu Deiah Khalil viene contestata la creazione della “Cupola d’Oro” e l’apertura di conti correnti per aggirare i blocchi del circuito finanziario internazionale.

L’attività investigativa è stata imponente: intercettazioni telefoniche e ambientali, monitoraggio dei flussi finanziari, acquisizione – anche tramite operazioni sotto copertura – di documenti e messaggi presenti nel server della sede genovese di A.B.S.P.P., oltre a materiale trasmesso dalle autorità israeliane nell’ambito della cooperazione giudiziaria internazionale.

Secondo gli inquirenti, Hamas avrebbe strutturato nel tempo un vero e proprio network europeo di associazioni apparentemente caritative, con il compito di promuovere l’immagine del movimento e soprattutto di alimentarne le casse. A.B.S.P.P. e A.B.S.P.P. ODV sarebbero l’articolazione italiana di questa rete, in contatto con omologhe strutture in Olanda, Austria, Francia e Regno Unito.

Gli investigatori ricordano come Hamas sia responsabile di numerosi attentati nel corso degli anni, culminati nell’attacco del 7 ottobre 2023, che ha causato la morte di circa 1.200 persone e il rapimento di quasi 200 ostaggi.

(Unioneonline)

© Riproduzione riservata