C'è voluta quasi mezza giornata di deposizione ma alla fine Danilo Restivo è riuscito a raccontare la sua verità. Lui coi delitti di Heather Barnett ed Elisa Claps dice di non essere coinvolto per nulla. I capelli alle ragazze però li tagliava, eccome. Sia in Italia che in Gran Bretagna. Una compulsione. "Non riuscivo a smettere", ha detto alla giuria incalzato dalle domande del suo avvocato difensore, David Jeremy. "Mi piaceva toccarli e annusarli". Un'ossessione che lo ha spinto a consultare uno psicologo.

La parte chiara della testimonianza di Restivo, nei fatti, finisce qui. Il resto è una serie di mezze frasi, di apparenti contraddizioni. "Iniziai quando avevo 15 anni - dice Restivo, parlando della sua mania di tagliare ciocche di capelli alle ragazze - per una scommessa fatta con gli amici. Poi cominciò a piacermi. Il mio problema è che non riuscivo a sentire i profumi per colpa di un disturbo al setto nasale". E questa è una novità. Prima, infatti, aveva sempre negato, sia nei suoi interrogatori con la polizia che nelle conversazioni - intercettate - con la moglie Fiamma. La ragione è semplice. "Non volevo che lei mi lasciasse. E poi gli inquirenti puntavano a collegare a me la ciocca di capelli trovata nelle mani di Heather Barnett". Il rapporto di Restivo con la polizia è d'altra parte travagliato. "Quello che dico, vero o falso che sia, viene sempre usato contro di me".

Fin qui, ad ogni modo, il ragionamento più o meno fila. I guai iniziano quando Jeremy porta il suo cliente ad affrontare l'impianto accusatorio messo in piedi dai magistrati. Ad esempio, la perizia informatica che ha rivelato come la mattina di quel 12 novembre 2002 il computer usato da Restivo al centro di formazione Nacro è rimasto inattivo fino alle 10 passate. Secondo la difesa, questo si può spiegare col fatto che Danilo, in accordo con il suo tutor (nel mentre deceduto), avesse impiegato del tempo a studiare delle 'stampatè del suo progetto di sito internet. Peccato che poi Restivo si sia subito smentito dichiarando di aver usato, in quell'ora 'mancantè, sia internet che il pc stesso. Un piccolo lapsus? Può essere. Sta di fatto che l'ex ragazzo di Potenza ha sempre inciampato sui passaggi fondamentali del caso e si è invece dilungato a profusione - esasperando persino il suo avvocato, che a un certo punto gli ha chiesto ironicamente se conoscesse il significato dell'espressione "andiamo all'osso" - su particolari minori. Come il suo lungo catalogo di malattie e disturbi di salute. Tra cui figura anche l'apnea del sonno - diagnosticata nel 2006. Ovvero un disturbo capace di provocare dei vuoti di memoria. Questo sì un dettaglio importante. Che appare fondamentale poco dopo il suo terzo arresto, nel maggio del 2010. I poliziotti in quel caso gli chiedono conto dell'asciugamano verde ritrovato - con sopra il Dna di Restivo - nell'appartamento della Barnett. Un oggetto chiave, che Restivo nei precedenti arresti non aveva mai menzionato. La sua versione è di averlo dato alla Barnett - che di mestiere faceva la sarta - come campione di colore per il confezionamento di tende per la camera da letto. Un'omissione avvenuta per due ragioni: l'apnea del sonno, "che mi fa andare in confusione", e la diffidenza nei confronti della polizia, ormai percepita come prevenuta. "Le due spiegazioni insieme non possono stare", taglia corto però il suo avvocato. "Delle due l'una; quale?". Ma Restivo non molla: "entrambe".

Su quanto accaduto nel 1993, a Potenza, Restivo si è invece limitato a ribadire la sua nota ricostruzione, ripetuta in Inghilterra proprio mentre da Potenza arrivava la notizia che la famiglia Claps ha fissato per il 2 luglio i funerali della ragazza. "Elisa mi rifiutò: mi dispiacque ma restammo amici. Quel giorno la vidi per chiederle un consiglio d'amore. Poi restai a pregare in chiesa". Domani toccherà ai pm di sua Maestà mettere alla prova la traballante memoria di Danilo Restivo
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