Il presidente Mattarella oggi ha firmato quattro decreti di grazia.

Due di questi casi turbarono e aprirono un acceso dibattito nell’opinione pubblica. I provvedimenti di clemenza riguardano Gabriele Finotello, Massimo Zen, Patrizia Attinà e Ancuta Strimbu.

Il caso di Massimo Zen conquistò l'onore delle cronache nell'aprile 2017, quando uccise il giostraio Manuel Major mentre stava scappando in auto con due complici dopo aver assaltato un bancomat. Zen fu condannato a nove anni e sei mesi di reclusione per i delitti di omicidio volontario e cognizione illecita di comunicazioni e sta scontando la pena nel carcere di Verona. Nel concedere la grazia parziale - che ha estinto tre anni e tre mesi della pena detentiva ancora da espiare - il Presidente della Repubblica ha tenuto conto del parere favorevole espresso dal Magistrato di sorveglianza, dell'intervenuto risarcimento del danno, nella somma concordata con i congiunti della vittima, e delle condizioni di salute del condannato. Per effetto del provvedimento Zen dovrà espiare una pena non superiore a quattro anni di reclusione e quindi potrebbe accedere all'istituto dell'affidamento in prova al servizio sociale.

Risale invece al 22 febbraio 2021 il caso di Gabriele Finotello, che uccise il padre violento a martellate. Il giovane è stato condannato a 14 anni di reclusione. Anche in questo caso è stato valutato dal Quirinale il contesto dell'omicidio maturato in una difficile situazione familiare nella quale il padre di Gabriele, dipendente dall'alcol, avrebbe più volte maltrattato lui, la madre e il fratello. Secondo gli elementi emersi il giorno dell'omicidio, Gabriele trovò il padre ubriaco e i due avrebbero cominciato a litigare. Il padre avrebbe ricordato al figlio le violenze del passato. Da qui sarebbe partito lo scoppio della violenza e l'omicidio. Dopo l'aggressione, però, Gabriele tentò di aiutare il padre, chiamando i soccorsi e aspettando i carabinieri in casa.

Meno noti al grande pubblico i casi di Patrizia Attinà e Ancuta Strimbu. Per la prima, condannata alla pena complessiva di due anni, otto mesi e venti giorni di reclusione per i reati di furto e estorsione, il Quirinale ricorda che si è tenuto conto «del parere favorevole espresso dal Magistrato di sorveglianza, del tempo trascorso dalla commissione dei reati, del perdono concesso dalla persona offesa del reato più grave e delle condizioni di vita e di salute della condannata».

Ancuta Strimbu invece è stata condannata alla pena complessiva di nove anni, sette mesi e diciassette giorni di reclusione per i delitti di estorsione e di violazione della disciplina in tema di sostanze stupefacenti. Per effetto del provvedimento del capo dello Stato all'interessata rimarrà da espiare una pena non superiore a quattro anni di reclusione, limite che consente al Tribunale di sorveglianza l'eventuale applicazione dell'istituto dell'affidamento in prova al servizio sociale. 

(Unioneonline)

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