Orban a Roma: «L’Europa fuori dai giochi, Trump sbaglia su Putin». L’incontro con Meloni
Il premier ungherese: «Chiederò agli Usa di togliere le sanzioni alla Russia». Tajani: «Abbiamo una visione diversa»(Ansa)
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Voleva cercare una mediazione tra l'Europa e i veti di Viktor Orban ma la missione di Giorgia Meloni si è confermata tutt'altro che in discesa. Dopo l'incontro in mattinata in Vaticano con Papa Leone e prima di quello a Palazzo Chigi (ce ne sarà uno anche con Matteo Salvini), il primo ministro ungherese ha sganciato una delle sue bordate, affermando che «l'Unione europea non conta nulla» e che «Donald Trump sbaglia su Putin: andrò da lui per fargli togliere le sanzioni alla Russia» sul petrolio.
Un salto di qualità, dopo l'annuncio nei giorni scorsi dell'intenzione di aggirarle. Prima di lasciare il suo hotel nella Capitale, Orban spiega la sua visione dello stallo, che lui stesso conta di risolvere con un faccia a faccia tra Trump e Vladimir Putin a Budapest, ancora però solo ipotizzato. «Abbiamo appaltato ad americani e russi la possibilità di risolvere la guerra. Purtroppo, non abbiamo un ruolo. L'Europa è totalmente fuori dai giochi», dice Orban a Repubblica e Messaggero, sostenendo che «il punto importante è il futuro dell'economia europea, perché sulla guerra resta ben poco da fare».
Dichiarazioni che non lasciano immaginare ampi margini di mediazione. Almeno sul dossier Ucraina, su cui a Bruxelles pochi giorni fa si è consumato l'ennesimo scontro, proprio nelle ore in cui l'incontro con Meloni è entrato nell'agenda di Palazzo Chigi. L'Ucraina (oltre a famiglia e Medio Oriente) è al centro della visita in Vaticano, dove Orban è ricevuto in udienza dal Papa e poi incontra il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato. E anche del colloquio di circa un'ora nella sede del governo, dove +Europa lo accoglie con un flash mob mostrando cartelli come "Mettiamo il veto a Orban".
A Palazzo Chigi il primo ministro conservatore ungherese si presenta con un baciamano a Meloni, che in questi tre anni con lui ha avuto un rapporto privilegiato. Sia per affinità politiche (ora sono allineati anche contro la riforma del voto all'unanimità in Consiglio Ue, ed entrambi si sono complimentati con il presidente argentino Javier Milei per le elezioni di medio termine), sia per quel «pragmatismo diplomatico» che impone di «parlare con tutti». Tra i 27 l'insofferenza per la rigidità di Budapest è a livelli di guardia.
«Non c'è nulla di male a ricevere Orban. Non è che avere un colloquio significa pensarla alla stessa maniera», conviene il ministro degli Esteri Antonio Tajani, ammettendo di avere «una visione diversa» dal leader ungherese sul rapporto con la Russia: «E conoscendo Meloni, è in linea con se stessa non con gli altri». Anzi, secondo alcune fonti, l'approccio della premier con il suo ospite sarebbe stato calibrato per invitarlo a trovare una soluzione, magari trattando su altri dossier. O in alternativa a uscire al momento delle votazioni che riguardano l'Ucraina, senza esercitare il diritto di veto, come nel dicembre 2023 quando si prese un caffè e il Consiglio Ue approvò l'apertura del negoziato di allargamento con Kiev.
Ma la ricerca degli equilibrismi è complicata, lo dimostrano gli affondi di Orban. L'incontro si chiude senza dichiarazioni alla stampa. La nota ufficiale di Palazzo Chigi indica solo i temi al centro del colloquio, oltre all'Ucraina, anche Medio Oriente, agenda europea, le iniziative sull'immigrazione, e un asse che può nascere con «le opportunità offerte dallo strumento europeo Safe», i prestiti per la Difesa, «valutando possibili sinergie tra Italia e Ungheria a sostegno delle rispettive capacità industriali e tecnologiche».
Dal Pd chiedono a Meloni e Salvini di «prendere le distanze da Orban», il leader del M5s Giuseppe Conte sostiene che il primo ministro ungherese «fa malissimo, perché Putin va condannato per l'aggressione, solo che adesso dobbiamo trovare una soluzione pacifica».
Ma indigesto per Orban è solo il servizio («L'offensiva sovranista contro l'Europa: l'asse Meloni-Trump») mandato in onda da Report, su Rai3. La trasmissione di Sigfrido Ranucci ha commesso «un grave errore», secondo il governo ungherese. «Il titolo stesso rivela il pregiudizio degli autori», afferma Balazs Orban, consigliere politico di Orban, sostenendo che il rapporto "The Great Reset”, citato dal servizio, è presentato «come un tentativo di minare l'integrazione dell'Ue» ma è invece «un documento politico completo che esamina le questioni chiave del futuro dell'Unione, in particolare come ripristinare l'equilibrio tra sovranità nazionale e centralizzazione istituzionale nell'Ue».
(Unioneonline)
