"Cause naturali", spiegano al comando del contingente. A stabilire quali sarà l'autopsia, che viene sempre disposta quando muore un militare italiano in missione. Caroppo - originario di San Pietro Vernotico (Brindisi) ed in servizio all'8/o reggimento bersaglieri di Caserta - faceva parte del convoglio di militari italiani che è stato ripetutamente attaccato in questi giorni. Il giovane si è sentito male nella base di Qal-i-now, nell'ovest, dove c'è un Team di ricostruzione provinciale a comando spagnolo e un accasermamento utilizzato dalle colonne militari per le loro soste durante gli spostamenti da e per Herat, il capoluogo della regione. A garantire la sicurezza del presidio sono gli stessi militari che lo occupano temporaneamente e Caroppo sarebbe dovuto montare di guardia alle 4, ma quando i suoi compagni lo hanno visto in quelle condizioni hanno subito attivato i soccorsi. Ad Herat, dove è stato trasporato in elicottero, hanno fatto di tutto per rianimarlo, ma inutilmente: il giovane è morto alle 6:30. La colonna militare italiana era giunta a Qal-i-now dopo un viaggio durissimo. I bersaglieri dell'8/o reggimento avevano finito il loro turno di tre settimane all'avamposto di Bala Morghab e stavano tornando ad Herat. Erano partiti all'alba di venerdì scorso quando alle 8:25, a circa 5 chilometri a sud-ovest del villaggio di Akazai, nella provincia di Badghis, uno dei loro 'Lincè è saltato su un ordigno posto sul ciglio della strada: il mezzo è stato danneggiato, ma i militari non hanno subito conseguenze. Solo uno, il primo caporalmaggiore Attilio Porcaro, è rimasto contuso. La colonna ha quindi bivaccato la notte in una base ancora in costruzione e poi, ieri mattina presto, è ripartita. Alle 9:40, sempre nella provincia di Badghis, un altro ordigno è esploso al passaggio del convoglio. In questo caso non ci sono stati nè danni, nè feriti, ma la colonna è stata presa di mira poco dopo con lanciarazzi e fucili automatici. I militari hanno risposto al fuoco ed hanno continuato il loro cammino verso Herat, scortati da due elicotteri Mangusta, fermandosi per la notte a Qal-i-Now. Qui la tragedia di Caroppo, che ha colto tutti di sorpresa: era stanco come tutti, ma stava bene, assicurano i suoi commilitoni. Sarà l'autopsia, non appena la salma sarà giunta in Italia, ad accertare la natura del malore. A dare la notizia ai familiari è stato, con una telefonata, il generale Francesco Arena, comandante della regione ovest della missione Isaf. Ad Herat, quartier generale italiano, c'è sgomento e tristezza per quanto accaduto: "Piangiamo un nostro fratello in armi", dicono.

LA FAMIGLIA. La notizia li ha raggiunti all'alba. Erano le 4:30 quando una telefonata da parte dell'esercito li ha informati della morte del loro congiunto e per la famiglia del caporal maggiore Alessandro Caroppo, di 23 anni, morto apparentemente per cause naturali nella base di Qal-i-now, nell'ovest dell'Afghanistan dove era in missione, è stato lo strazio come racconta il sindaco della cittadina, Gianpietro Rollo, tra i primi ad andarli a trovare. Dopo pochi minuti, la casa della famiglia, in via Lazio, è stata meta di parenti e amici. Quando è arrivato il sindaco c'erano oltre ai genitori, gli zii, la fidanzata di Alessandro, il nonno, e militari del distretto di Lecce dell'esercito. "Un dolore indicibile" racconta il sindaco che ha già annunciato la proclamazione del lutto cittadino per il giorno in cui si terranno i funerali. Alessandro Caroppo avrebbe dovuto concludere la sua missione il 5 ottobre prossimo. La sua - racconta Rollo - era una vera passione: era entrato nei bersaglieri quattro anni fa e aveva già preso parte a una missione in Libano. L'altro giorno, quando era scampato agli attentati avvenuti al passaggio del suo convoglio, aveva telefonato a casa per tranquillizzare i suoi genitori. Al telefono suo padre, Biagio, cercava di capire se lui fosse rimasto traumatizzato da quegli episodi ma Alessandro li aveva tranquillizzati: "Non vi preoccupate - aveva detto - sto bene, va tutto bene". Ora il padre e la madre ricordano i tentativi, inutili, che avevano fatto per indurlo a non partire e piangono per questa morte improvvisa, ma lui - ricordano - aveva un forte senso del dovere e ci teneva tanto a partire. Alessandro non aveva mai avuto problemi di salute, anzi era una atleta. In paese aveva praticato diversi sport, dal calcio al basket, insieme con lo stesso figlio del sindaco. E anche questo ha contribuito ad aumentare il senso di costernazione dei suoi famigliari. La salma - ha confermato il sindaco - dovrebbe giungere a Ciampino martedì prossimo e presumibilmente il giorno successivo sarà sottoposta ad autopsia. Ad attenderla ci saranno i suoi famigliari per i quali l'esercito ha già messo a disposizione un aereo e uno psicologo. Altrettanto farà il comune con delle auto. Presumibilmente tra giovedì e venerdì il trasferimento a San Pietro Vernotico nella cui sala consiliare sarà allestita la camera ardente.
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