Uscirà dal carcere alle 7 del mattino per andare al lavoro e tornerà dentro a fine giornata. È l'inizio di una nuova vita per Giulio Lolli, che alla fine dell'anno prossimo potrebbe essere scarcerato in via definitiva.

È arrivata la semilibertà per l'imprenditore di Bertinoro, fondatore della Rimini Yacht, soprannominato "il pirata" per la sua fuga rocambolesca su un'imbarcazione di lusso attraverso il Mediterraneo.

Lolli è in carcere dal 2019, da quando cioè fu estradato dalla Libia, prima a Roma e poi a Bologna: sta scontando condanne definitive, ma per effetto della semilibertà potrà recarsi a lavoro in un'azienda del settore logistica e marketing. Il beneficio è stato deciso dal tribunale di Sorveglianza bolognese.

«Ha fatto un ottimo percorso all'interno del carcere – ha spiegato la sua legale, Claudia Serafini – ha collaborazioni con attività socioculturali e anche giornalistiche, ha fatto convegni in carcere e sta seguendo percorsi universitari».

L’avvocata spiega inoltre che sta per uscire un libro sulla sua vita, che sarà in vendita nel 2026, dal titolo "Il confine", dello scrittore bolognese Michele Mengoli.

I guai per il "pirata", oggi 60enne, iniziarono nel 2010 quando venne indagato dal sostituto procuratore di Rimini, Davide Ercolani, per truffa a seguito di alcune "anomale" denunce di furto ed appropriazione indebita riguardanti 86 yacht di lusso. Tra i clienti di Lolli, c'erano in quegli anni imprenditori e commercianti di altissimo livello e finanche il faccendiere Flavio Carboni. Allo stesso Carboni, Lolli avrebbe fatto utilizzare una lussuosa Aston Martin acquistata con un contratto di leasing stipulato a San Marino e non pagato. L'autovettura fu poi ritrovata dai carabinieri dopo la fuga di Lolli, in stato di abbandono, all'aeroporto di Cagliari.

Proprio con la barca che Carboni intendeva acquistare, un costoso Bertram 570, Lolli si era dato alla latitanza approdando in Tunisia e poi a Tripoli. Irreperibile dal maggio del 2010, le sue truffe in Italia le aveva condotte attraverso la società "Rimini Yacht" rivendendo due volte le lussuose imbarcazioni.

Negli anni della latitanza Lolli si convertì all'Islam, si sposò e divenne un "ribelle" dei gruppi contro Gheddafi e il suo regime. Ma gli inquirenti, con a capo il pm Ercolani, non l'avevano mai perso d'occhio. All'alba del primo dicembre 2019, estradato, era stato consegnato al Ros dei carabinieri a Roma.

In Libia, ha raccontato di recente lo stesso imprenditore, aveva assistito alle torture da parte Almasri Osama Najeen e si era detto indignato per la sua scarcerazione.

Il ritorno in Italia fu una fortuna per Lolli che nel 2017 era stato arrestato dalle forze speciali di Al Rada con gravissime accuse. Condannato in primo e in secondo grado a 4 anni e 6 mesi per associazione a delinquere a Rimini e a 5 anni per una serie di reati fiscali a Bologna, Lolli era poi stato assolto in Appello dall'accusa di terrorismo, ma condannato a cinque anni per traffico internazionale di armi.

(Unioneonline)

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