In quella direzione portano le correnti e in quella direzione potrebbe essere finito il suo Sandro.

LE RICERCHE Monterosso sta ancora cercando Sandro Usai, 40 anni, il volontario di Arbus, scomparso martedì pomeriggio travolto dall'onda di piena nel centro del paese. Giovedì mattina una segnalazione aveva fatto presagire il ritrovamento del corpo in mare, ma una prima verifica da parte dei mezzi della Guardia Costiera ha appurato che si è trattato di un falso allarme. La moglie, sono sposati da poco più di un anno, non si arrende: "Cercatelo nel fango, è ancora vivo".

L'ALLUVIONE- Gli ha detto non andare che la pioggia aumenta, "stai attento torna presto", ma lui no, "ci sono i tombini da aprire", "stai tranquilla andrà tutto bene". Poi il fango, quelle cinque persone intrappolate nel bar Fast, è un attimo: Sandro Usai, 40 anni, volontario antincendio boschivo cerca appiglio alla grata di un negozio vicino, scivola contro un albero, resiste alcuni istanti, ma è travolto.

Due giorni dopo il suo corpo è ancora disperso forse sotto tonnellate di detriti, forse in mezzo al mare scuro da far paura. E la moglie Elena, che aveva cercato di fermarlo, piange, si dispera e grida. Cammina su una montagna di pietre e fango che arriva all'altezza dei primi piani di via Roma: "Perché non lo cercate - grida - dove sono i cani, dov'è l'esercito, perché non mi portate il mio Sandro? Combatte tra l'illusione e la drammatica consapevolezza che il suo generoso Sandro non tornerà più. Corre verso una ruspa, arrivata chissà come stamattina nel paese isolato dalle frane e sfregiato dai torrenti che in pochi istanti si sono riempiti di acqua, fango e pietre: "Cosa fai?, ma cosa fai?, smettila, mio marito potrebbe essere lì sotto", grida all'autista della ruspa.

Anche i genitori se la prendono con i soccorsi: "Cosa stanno facendo - affermano - perché non ci vengono ad aiutare? Qui siamo tutti abitanti del posto, da fuori non è arrivato ancora nessuno". Cercano di consolarla anche i volontari antincendio compagni di Sandro, che nella vita faceva anche il cameriere, e i carabinieri di Monterosso: "In televisione dicono che è morto - piange Elena -. Non è vero me lo dovete cercare".

La scena si sposta in via XX Settembre dove la porta di ingresso di casa Usai è sbarrata da un metro e mezzo di terra bagnata, mentre davanti al paese trasfigurato dall'alluvione volano gli elicotteri e incrociano i battelli della Guardia Costiera alla ricerca del suo Sandro. Fino a sera però non c'è traccia di lui. "Io aspetto qui fino a quando non mi dicono qualcosa" dice Elena appoggiandosi al muro di fronte a casa. I monterossini spalano ma non hanno ancora attrezzi e mezzi sufficienti a liberare le loro case. Solo per un miracolo non causato una strage."Quando l'acqua mi è arrivata alla ginocchia - ha spiegato Aurora Moggia, una scampata - sono stata presa in braccio dai soccorritori e portata in salvo".

Un minuto dopo la principale strada di Monterosso è stata sommersa da tonnellate di fango e detriti. "Siamo salvi per un soffio, stavamo cercando di chiudere le porte per fermare l'acqua ma abbiamo visto i tombini saltare e siamo fuggiti al primo piano appena in tempo".

Luigi Corgiulo titolare del ristorante La Lampara e di una enoteca in via Roma a Monterosso ha salvato i suoi dipendenti e sei turisti stranieri che avevano pranzato facendoli salire al primo piano del locale dove poi hanno trascorso la notte. La Monterosso da cartolina non c'è più, spazzati tavoli, dehor, gazebo, giardini e piante. Se ne sono andati con i battelli anche i turisti che hanno vissuto una notte di terrore. Ci vorranno settimane, c'è chi dice mesi, per tornare a essere una perla delle Cinque Terre.
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