Innamorarsi di un'altra e fare una strageCarlo Lissi ha ucciso moglie e figli
Il massimo della pena per Carlo Lissi, autore del delitto che ha sterminato la sua famiglia. Lo ha chiesto lui stesso agli inquirenti.Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Ha ucciso la moglie accoltellandola alle spalle. I due figlioletti nel sonno. Mentre la colpiva lei gli urlava “perché”, ma lui ha continuato nella sua furia assassina e l’ha massacrata con quel coltello da cucina che ha poi fatto sparire in un tombino vicino a casa. Dopo si è lavato e vestito e se n’è andato a vedere la partita in un locale di Motta Visconti con amici. “Mi ero innamorato di una collega”. Come se questo fosse un motivo per sterminare la propria famiglia. Come se un marito invaghito di un’altra pensasse di liberarsi di moglie e figli uccidendoli. Carlo Lissi deve averlo creduto possibile, se si è accanito in quel modo sulla povera Cristina Omes, 38 anni, Giulia di cinque e Gabriel, di appena 20 mesi. Un orrore nell’orrore, una strage che non trova giustificazione. Fa bene ora l’assassino a chiedere il massimo della pena. E speriamo che i giudici gliela concedano e lo chiudano a lungo a riflettere su ciò che ha fatto.
La povera Cristina postava i suoi sfoghi su Facebook, stando però sul vago, senza mai indirizzarli al marito in modo diretto, ma riferendosi a chi in qualche modo la trascurava: “Aiuti gli altri, poi ti lasciano sola”, scriveva. Faceva la volontaria nella Croce rossa, ma dopo il secondo figlio aveva lasciato perché la sua vita era completamente assorbita dalla famiglia, dai bambini soprattutto, come dimostrano sempre i suoi messaggi sui social in cui racconta di notti insonni per star dietro ai piccoli e alle loro frequenti influenze con febbre : “Sono sei notti che non dormo, strano che non sia ancora svenuta”.
Mai avrebbe immaginato, questa donna solare e apparentemente felice, che quel marito un po’ assente, non solo per lavoro ma perché interessato a coltivare un nuovo amore, peraltro non corrisposto, potesse trovare il coraggio di sgozzare lei e i suoi adorati bambini come neppure un delinquente incallito avrebbe forse osato fare. “Perché? Carlo perché lo fai?”, gli ha urlato implorante, e chissà se ha avuto il tempo di capire che la stessa sorte avrebbe trascinato nel sangue anche i suoi bambini. Sarebbe morta di crepacuore, le mamme lo sanno.
Altro che rapina sfociata nel sangue. Gli assassini vivono spesso nella stessa casa delle vittime, sono quelli che hanno la loro fiducia e per questo capaci di sorprendere alle spalle mogli, trucidare figli e tentare di farla franca costruendo (im)probabili alibi e contando sulla solidità di nervi che per fortuna a volte cedono. Come in questo caso: l'uomo ha cercato di far cadere su ignoti rapinatori la strage di casa sua, approfittando del clima di paura che regna in questo stupendo paesino alle porte di Milano, pieno di storia e di gente onesta che lavora e produce. Ma alla fine non ha retto all’interrogatorio degli inquirenti, che da subito hanno capito che quella non era una rapina ma una strage famigliare, e ha confessato.