Il Papa venuto da lontano: vent’anni senza Giovanni Paolo II
L’uomo che ha attraversato la storia come un gigante della fede e della speranzaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Vent’anni. Due decenni dal giorno in cui il mondo si fermò, trattenne il respiro e pianse la scomparsa di un uomo che ha attraversato la storia come un gigante della fede e della speranza. Alle 21.37 del 2 aprile 2005, Giovanni Paolo II ha lasciato questa terra, chiudendo gli occhi per l’ultima volta rivolto verso la finestra, come se volesse ancora una volta abbracciare la folla di fedeli che, sotto la pioggia di lacrime e preghiere, vegliava in piazza San Pietro.
Oggi, in quella stessa piazza, il suo ricordo è più vivo che mai. Il tempo non ha scalfito la sua eredità, né ha affievolito il legame che milioni di persone continuano a sentire con il Papa polacco, il Papa pellegrino, il Papa che sapeva parlare ai cuori.
Quando Karol Wojtyla per la prima volta è apparso al balcone di San Pietro, il 16 ottobre 1978, con umiltà disse: “Se mi sbaglio, mi corrigerete”. Ma non si sbagliava. Non si sbagliavano quei cardinali che avevano scelto un uomo “venuto da un paese lontano”, un pastore che aveva vissuto sulla propria pelle l’oppressione del nazismo e del comunismo, e che sapeva che la libertà è un dono sacro, da difendere sempre.
Giovanni Paolo II è stato un pontefice rivoluzionario. È stato il Papa che ha sfidato il regime sovietico con la sola forza delle parole e della preghiera, sostenendo il movimento di Solidarność e dando voce a chi non poteva averne. È stato colui che con coraggio e umiltà ha chiesto perdono per gli errori della Chiesa, che si è inginocchiato al Muro del Pianto e che ha varcato la soglia di una sinagoga, di una moschea, perché il dialogo tra le fedi non fosse solo un’utopia.
Ha parlato ai giovani come nessuno prima di lui, con un linguaggio nuovo, capace di scaldare anche gli animi più distanti. I suoi raduni delle Giornate Mondiali della Gioventù non erano eventi ecclesiastici qualunque, ma onde di energia pura, che trascinavano generazioni intere verso un nuovo modo di vivere la fede.
Ma è stato anche il Papa del dolore vissuto in prima persona, con dignità e senza nascondersi. Il suo corpo, segnato dal morbo di Parkinson e dalle conseguenze dell’attentato del 1981, è diventato simbolo di una testimonianza silenziosa, di una fede che non si piega nemmeno davanti alla sofferenza. Anche quando il suo passo è diventato incerto, anche quando la voce è diventata più fragile, il suo messaggio non ha mai perso la forza.
Fino all’ultimo, il mondo lo ha visto lottare, non contro la sua malattia, ma per continuare a essere una guida. E quando la sua voce si è spenta, il grido dei fedeli in Piazza San Pietro ha riempito quel silenzio: “Santo subito!”
Vent’anni dopo, l’eco di quel grido non si è dissolta. Giovanni Paolo II è stato proclamato santo, ma nella memoria collettiva era già entrato nel pantheon degli uomini che hanno cambiato il corso della storia.