Sono stati resi noti i vivaci scambi telefonici, durante le ore più drammatiche del naufragio, tra Schettino e la Capitaneria del porto. «Comandante, che fa, ha lasciato la nave?». «No, sono qui, sto coordinando lo sgombero. Quanti sono i morti?». «Comandante, deve dircelo lei!». Schettino intanto era già sulla scialuppa.

IL RACCONTO DI CLAUDIO MASIA - «Io avevo capito immediatamente che in quelle condizioni difficilmente saremmo potuti uscirne vivi. Ero disperato, preoccupato per miei figli, mia moglie, mia nipote, i miei genitori. Mio padre invece era sereno, anche quando la nave ha cominciato a inclinarsi, a imbarcare acqua. Invitava tutti a restare calmi, tranquilli, aveva massima fiducia negli altri, sperava che in qualche modo sarebbero venuti a salvarci».

Questo è il racconto che Claudio Masia, 49 anni, operaio in cassa integrazione della Ila di Portovesme, fa del padre Giovanni, morto a 85 anni nel naufragio della nave da crociera Costa Concordia.
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