Il vero lockdown in Italia, e in particolare al Nord, non c'è mai stato. Parliamo di quello più stringente, che ha chiuso anche tutte le attività non essenziali, scattato il 23 marzo.

Da allora sino a ieri sono 192.443 le aziende che hanno presentato ai prefetti la richiesta di poter continuare a lavorare poiché funzionali alla filiera delle attività essenziali.

Dai dati forniti dalle Prefetture al Viminale emerge che il 55,8% delle richieste è arrivato dalle regioni più colpite. In particolare, il 23% è arrivato dalla Lombardia, il 16,4% da Veneto ed Emilia Romagna.

Al centro le maggiori richieste sono arrivate da Toscana (7,9%) e Lazio (4,5%). Al Sud invece prima è la Puglia, 3,7%, davanti alla Campania, 2%.

Le verifiche condotte sino al 24 aprile hanno riguardato 116.237 comunicazioni e portato all'adozione di 2.631 pèrovvedimenti di sospensione.

Per permettere la rapida ripresa delle attività economico-produttive, sottolinea il Viminale è stata prevista una procedura semplificata "che fa affidamento sul senso di responsabilità dei singoli imprenditori e consente l'immediato avvio dell'attività con la preventiva comunicazione al Prefetto che è chiamato a verificarne i presupposti".

Le verifiche "non devono necessariamente concludersi con un provvedimento espresso - precisa il Viminale -, che viene adottato soltanto nel caso in cui dagli accertamenti emerga l'insussistenza delle condizioni che legittimano l'esercizio dell'attività".

(Unioneonline/L)
© Riproduzione riservata