"Abbiamo già predisposto un piano per le festività natalizie. Forse qualche ritocchino ci sarà. Alla luce dei suggerimenti del Comitato tecnico scientifico qualche misura ulteriore la introdurremo. Ci stiamo riflettendo. Dobbiamo scongiurare in ogni caso una terza ondata perché sarebbe molto pesante".

Lo ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte al termine di una riunione fiume del Comitato tecnico scientifico, che alla fine ha messo nero su bianco un documento con cui ha confermato al governo la necessità di inasprire le misure e potenziare i controlli sugli assembramenti nelle strade dello shopping nei giorni che precedono il Natale.

Ma alcuni esperti - scrive il Corriere - non hanno firmato il documento, contrari alla decisione di non indicare specifiche misure restrittive da adottare nel periodo delle festività.

"Inasprire le misure e aumentare i controlli secondo le indicazioni contenute nel Dpcm del 3 dicembre, modulandole come si ritiene opportuno", si legge nel verbale.

Una riunione molto accesa, "difficile e intensa", così l'ha definita il coordinatore Agostino Miozzo. "Alla fine abbiamo raggiunto un punto d'incontro e condiviso la necessità di inasprire le misure di contenimento del contagio, al ministro Speranza e al governo abbiamo dunque suggerito di considerare quanto previsto dalla normativa già in vigore".

LE IPOTESI - Tuttavia uno spiraglio c'è. Il Cts infatti chiede di "potenziare i controlli" e soprattutto "inasprire le misure secondo le indicazioni contenute nel Dpcm del 3 dicembre".

Quindi si valuta l'ipotesi di un'Italia "monocolore" dal 24 dicembre (o anche prima, sin da questo weekend secondo la linea dei rigoristi) al 6 gennaio. Non tutta gialla, come è oggi (a parte 5 Regioni che, visto l'indice Rt, dovrebbero finire in fascia gialla in pochi giorni). Uno Stivale tutto rosso o arancione.

D'altronde lo stesso Gianni Rezza (secondo il Corriere uno degli esperti che non ha firmato il documento) oggi ha definito "molto alta" l'incidenza dei contagi, così come "alto" è il numero di decessi e ancora "sopra la soglia di guardia", seppur in diminuzione, i tassi di saturazione degli ospedali. Paventando, senza restrizioni immediate oggi, la necessità di un lockdown generalizzato domani.

Se l'Italia diventasse zona rossa verrebbero applicate su tutto il territorio nazionale le misure più restrittive: uscita di casa motivata con autocertificazione, bar, ristoranti e negozi chiusi. Divieto di spostarsi da un comune all'altro e anche tra Regioni (divieto, quest'ultimo, che comunque entrerà in vigore dal 21 dicembre e durerà fino al 6 gennaio).

Se diventasse zona arancione bar e ristoranti resterebbero chiusi, ma aprirebbero i negozi. Circolazione nel comune permessa senza autocertificazione, divieto di spostamenti tra Regioni e in altri comuni.

Attualmente le zone gialle (quasi tutte, Sardegna compresa) devono rispettare restrizioni più morbide: ristoranti e bar aperti fino alle 18, negozi aperti e centri commerciali chiusi nei weekend. Con possibilità di spostarsi all'interno della Regione e anche da una Regione gialla all'altra (cosa quest'ultima che non sarà consentita dal 21 dicembre al 6 gennaio).

Anche sulla riapertura delle scuole superiori dal 7 gennaio c'è una mezza marcia indietro. "Credo che sia ancora presto per dire se potremo o no riaprire completamente le scuole, anche le superiori" dopo le feste natalizie, ciò perché "l'incidenza dei casi è ancora molto elevata e finché non abbassiamo l'incidenza è difficile parlare di riapertura delle attività", ha detto Gianni Rezza.

Domani (mercoledì 16 dicembre, ndr) riunione decisiva tra governo e Regioni in vista delle nuove misure.

(Unioneonline/L)

"SENZA RESTRIZIONI SAREMMO COSTRETTI A LOCKDOWN"

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