Episodio che ricorda la saga di Peppone e don Camillo ieri sera a Padova, dove un sacerdote ha fermato l'esibizione di un gruppo che stava cantando "Bella Ciao" nella piazza davanti al Duomo, durante un concerto organizzato dal Comune.

Udite le note del celebre inno partigiano, Gianandrea Di Donna, direttore dell'Ufficio diocesano per la liturgia e collaboratore della parrocchia del Duomo, è uscito sul sagrato della chiesa ed ha allontano la band: "Qui no, né rosso né nero", ha scandito il prete, guadagnandosi i fischi della piazza.

Il Comune, con l'assessore Francesca Benciolini, prova a gettare acqua sul fuoco: "Obiettivo di queste iniziative congiunte tra il Comune e la Diocesi - spiega Benciolini - è l'animazione positiva di un luogo bellissimo e da valorizzare, ma che nel periodo recente in certe occasioni ha presentato dinamiche complesse e divisive, anche con scontri e contrasti (piazza Duomo è uno luoghi più delicati della movida padovana, con frequenti risse, ndr). Quanto all'episodio in oggetto lo spirito del Comune è quello di cogliere i punti di vista di tutti in maniera costruttiva, escludo che lo spirito fosse quello della censura o della contrapposizione anche perchè non ci sono dubbi che i valori che hanno portato alla democrazia dopo il nazifascimo come quelli contro tutte le forme di totalitarismo, sono preziosi ma anche patrimonio comune della città. il mio invito è assolutamente quello di evitare le polemiche".

L'Anpi ha invece scritto direttamente al sacerdote Di Donna. "Reverendo dal suo intervento deduciamo che lei si è sentito in dovere di intervenire perché 'Bella Ciao', canzone a suo avviso rossa, costituirebbe oltraggio e contraddizione inaccettabile rispetto alla sacralità del luogo di esecuzione (il sagrato). Facciamo osservare che 'Bella Ciao’ è un canto che esalta la Resistenza, la Libertà, i partigiani morti per la libertà. Non è un canto 'rosso': è un canto per la Resistenza". 

(Unioneonline/L)

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