«Basta croci sulle vette», dopo la polemica si dimette il direttore editoriale del Cai
La frase pronunciata durante un convegno da Marco Albino Ferrari ha scatenato una buferaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Primi scossoni nel Cai, il Club alpino italiano, dopo la polemica che si è scatenata sulla controversa questione delle croci in vetta.
A poche ore di distanza, sono infatti arrivate le dimissioni del direttore editoriale Marco Albino Ferrari – ritenuto responsabile di una frase pronunciata durante un convegno organizzato dall’Università Cattolica e secondo la quale non sarebbero state più installate nuove croci sulle montagne per non offendere la sensibilità di nessuno – e del curatore del sito internet Cai “Lo scarpone” Pietro Lacasella, autore di un articolo apparso sul portale proprio sul tema delle croci di vetta.
Ferrari ha affidato ai social la sua decisione. Prendendo subito le distanze dalle «dichiarazioni inventate secondo le quali io avrei detto che le croci di vetta vanno tolte». Un equivoco che, aggiunge, «il presidente del Cai ha contribuito a alimentare: si è scusato con il ministro Santanchè per una colpa inesistente prendendo le distanze da una mia dichiarazione mai fatta. Peccato, non difendendo i suoi collaboratori e il suo ente da infondate polemiche, ha perso l’occasione per dimostrare che il Cai ha la schiena dritta».
Circa la presunta frase di Ferrari si era scatenata una vera e propria bufera. Una proposta "insensata e inaccettabile”, un "atto di arroganza inutile e offensivo" ed espressione di un "ideologismo talebano", alcuni dei commenti provenienti anzitutto dal centrodestra capitanato da FdI. Si era fatto sentire anche il governo con la ministra Daniele Santanchè e la richiesta al Club alpino di rimangiarsi la decisione, lamentando di non essere stata informata.
Era toccato al presidente Antonio Montani gettare acqua sul fuoco: «Non abbiamo mai trattato l'argomento delle croci in vetta in alcuna sede, tanto meno prendendo una posizione ufficiale», aveva assicurato scusandosi personalmente con Santanchè "per l'equivoco", nato da "dichiarazioni personali" di Ferrari e da un editoriale su “Lo Scarpone”.
Il portale del club aveva evidenziato la larga concordanza emersa nel convegno «sulla necessità di lasciare integre le croci esistenti, perché testimonianze significative di uno spaccato culturale, e allo stesso tempo di evitare l'istallazione di nuovi simboli sulle cime». L'editoriale parlava di una tesi «condivisa pienamente dal Cai» aggiungendo: nessuno intende rimuovere le croci che già ci sono, ma è «il presente caratterizzato da un dialogo interculturale che va ampliandosi e da nuove esigenze paesaggistico-ambientali, a indurre il Cai a disapprovare la collocazione di nuove croci e simboli sulle nostre montagne».
«Dovete passare sul mio corpo per togliere anche solo un crocifisso da una vetta alpina» aveva anche attaccato a testa bassa il segretario della Lega Matteo Salvini. Poi le parole del ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo (Forza Italia): «Il dibattito sulle croci in cima alle vette, ritenute 'anacronistiche e divisive', mi lascia attonito», aveva ribadito indicando la croce come «punto di riferimento per gli scalatori» e simbolo religioso la cui «lezione di umanità è universale e valida per tutti».
Poi tutto un susseguirsi di dichiarazioni indignate targate culminate con la richiesta di dimissioni per «chi ha avuto questa pensata» avanzata dal deputato Mauro Malaguti.
Il Cai, ieri, ha anche condiviso un post in cui fornisce la sua versione dei fatti spiegando la sua posizione. «L’articolo così come pubblicato su Lo Scarpone lasciava intendere che vi fosse una posizione ufficiale quando in realtà si trattava meramente di un’opinione personale», si legge nel lungo post che ha però scatenato diversi utenti che hanno criticato il Club Alpino Italiano colpevole - secondo loro - di non aver difeso i due e di aver dimostrato «servilismo nei confronti del potere politico».
Quindi l’annuncio della sciopero da parte dei collaboratori de “Lo Scarpone”, che esprimono piena solidarietà a Ferrari e Lacasella, invitandoli a tornare alla guida della testata.
«Siamo stupiti di come la presidenza Cai — si legge nella nota — non abbia difeso chi con passione e professionalità si occupa di raccontare le nostre montagne e la nostra cultura, riportando la discussione nel merito dei reali contenuti degli articoli».
(Unioneonline/v.l.)