In agosto la quota dei nuovi positivi al coronavirus asintomatici è salita al 51,5%. Ciò non vuol dire che il virus sia cambiato, che sia meno pericoloso, ma che è migliorata la capacità del sistema di sorveglianza nell'individuare queste figure che sono cruciali per la diffusione del contagio.

E' quanto spiega l'epidemiologa Stefania Salmaso, a capo del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss) nel 2009, ai tempi della pandemia influenzale H1N1..

"Grazie alle attività di screening e tracciamento - spiega - ora vediamo l'epidemia con lenti nuove. All'inizio il sistema di sorveglianza intercettava i casi con sintomi e l'accertamento virologico era riservato a pazienti con sintomi severi concentrati in età più avanzate. Con la fine della fase acuta e il calo dei contagi è migliorata la capacità di intercettare gli asintomatici, che ora sono più del 50% come documentato dall'Iss".

Si tratta generalmente di persone giovani "che hanno un ruolo centrale nella diffusione del virus, ora come nei mesi scorsi".

"Se questi casi non vengono tempestivamente intercettati e neutralizzati - sottolinea Salmaso - il virus troverà nuovo terreno favorevole alla diffusione con la riapertura delle scuole e il problema si rifetterà anche sulle famiglie".

Qualcosa è cambiato, rispetto ai tempi più duri dell'epidemia: "Prima il fattore determinante per il contagio era la regione di residenza, era più a rischio chi viveva in zone ad alto numero di contagi, indipendentemente dall'età. In questa fase di transizione che stiamo vivendo ora, invece, a essere determinante non è più la geografia, ma il comportamento delle persone: sono a rischio soprattutto coloro che viaggiano e che hanno diversi contatti sociali, tipicamente giovani che poi innescano focolai locali che coinvolgono coetanei e familiari".

(Unioneonline/L)
© Riproduzione riservata