Quando i militari della guardia di finanza hanno suonato al campanello per notificargli il sequestro preventivo di Villa Wanda, Licio Gelli, 94 anni, si stava preparando per andare ad una visita medica programmata da tempo. E c'è chi lo descrive come "molto seccato" dell'accaduto. "E' una cosa vecchia, risolverò tutto", ha detto dopo aver letto le sei pagine del provvedimento del gip di Arezzo Annamaria Loprete. Lui, l'ex venerabile della loggia P2, potrà continuare a vivere, come ha fatto per decenni, nella splendida villa sulle colline aretine, ma non potrà, per ora, più disporne.

Il sequestro preventivo, giunto alla fine di una lunga indagine coordinata dal pm di Arezzo Roberto Rossi, riguarda un debito non saldato dalla famiglia di Gelli, circa 17 milioni di euro. Quello che sospettano inquirenti ed investigatori è che per mettere al sicuro la villa ci sia stata una serie di passaggi, anche attraverso delle società riconducibili ai familiari dell'ex venerabile: così il reato contestato è quello previsto dall'art.11 del decreto 74/2000, sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte. Indagati, oltre a Licio Gelli, sono la seconda moglie Gabriella Vasile, i figli Maurizio, Maria Rosa e Raffaello, e un nipote, Alessandro Marsili.

Secondo le fiamme gialle già nel 2007, gli indagati, consapevoli dei rilevanti debiti da pagare all'erario e prevedendo la riscossione coattiva, avrebbero pianificato la dismissione simulata della storica società proprietaria che era al 100% controllata dai tre figli. Due, spiega la guardia di finanza, i passaggi chiave dell'operazione fraudolenta: le iscrizioni ipotecarie sull'immobile a favore della moglie di Licio Gelli e del nipote, a fronte di crediti vantati da loro per l'erogazione di presunti finanziamenti nei confronti della società di famiglia; quindi, ottenuta questa giustificazione formale, la successiva alienazione della villa a una società romana, precostituita ad hoc e sempre riconducibile ai familiari di Licio Gelli.

Motivi per mettere in piedi questa complicata "architettura" i familiari dell'ex venerabile, secondo gli inquirenti, li avrebbero avuti: in particolare, tra i debiti con l'erario emersi, i crediti tributari quantificati dal gip ammonterebbero a 6 milioni e 237 mila euro per Licio Gelli, a 9 milioni e 996 mila euro per il figlio Maurizio, un milione e 559 mila euro per la figlia Maria Rosa e 568 mila euro per il figlio Raffaello. Così, per cercare di salvare la villa di 32 vani, piscina, serra e parco e terreni per 11.150 metri, l'immobile sarebbe passato dalla società Sator, riconducibile ai figli, alla società Vali riconducibile alla compagna Gabriela Vasile a al nipote Alessandro Marsili.

All'origine delle indagini c'è un testamento olografo di Gelli trovato dalla polizia francese nel 1998, lo stesso anno in cui furono trovati, probabilmente con la stessa origine investigativa, i 160 chili d'oro in lingotti nascosti nel parco della villa. Quel documento testimoniava delle proprietà e disponibilità, anche all'estero, di Gelli in misura superiore ai redditi che erano stati dichiarati.
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