"E' stata una vera e propria esecuzione, un atto di giustizia sommaria che, con diverso movente, anche solo con un regolamento di conti fra pregiudicati, avrebbe portato all'ergastolo".

Ciò nonostante "l'asprezza" della pena inflitta per gli imputati "può essere mitigata" a entrambi nella parte che riguarda l'aumento di pena per la continuazione tra i reati, ovvero l'omicidio volontario aggravato e porto abusivo d'arma.

Sono le motivazioni della sentenza con cui la Corte d'Assise d'Appello di Milano, presieduta da Ivana Caputo, ha ridotto da 20 a 18 anni di carcere, la condanna a un 36enne accusato di avere ucciso il suocero che avrebbe abusato della nipotina.

I fatti accaddero a Rozzano, in provincia di Milano, nel febbraio 2019. Per il complice del 36enne, a cui è stata invece ridotta la pena da 18 a 12 anni di carcere, i giudici hanno considerato le attenuanti prevalenti sulle aggravanti anche se hanno riconosciuto la sua "piena consapevolezza" dei propositi omicidi dell'amico. 

(Unioneonline/l.f.)

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