Sono trascorsi 60 anni dal disastro del Vajont. La sera del 9 ottobre 1963 una frana precipita dal pendio del Monte Toc nella diga. L’acqua, tracimata, si riversa sui due paesi più vicini alla riva del lago – Erto e Casso – ma l’onda va avanti e arriva a travolgere il fondovalle dove si trova, tra gli altri, Longarone, paese in cui si è registrato il numero più alto di vittime.

1.910 sono i morti, i corpi recuperati 1.500.

Una tragedia le cui cause vengono ricondotte ai progettisti e ai dirigenti dell’ente gestore dell’opera, la SADE. Emerge che avevano occultato la non idoneità dei versanti del bacino, e il conseguente rischio idrogeologico.

La valle devastata (Ansa)

Nel corso degli accertamenti si scopre che quei versanti avevano caratteristiche tali da non essere adatti al serbatoio idroelettrico.

Superati i processi e stabiliti i risarcimenti, il caso del Vajont resta ancora oggi una delle più grandi tragedie del Paese.

Grazie a una legge speciale partirà in seguito la ricostruzione delle località distrutte.

(Unioneonline/s.s.)

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