«Le hanno ammazzate per gelosia, magari perché il figlio di una delle fattrici si è classificato molto bene alle regionali. Non può esserci nessun altro motivo. Io non ho mai ricevuto minacce e non ho idea di chi possa essere stato», dice sbrigativo Tanda.

POCHE PAROLE Risponde al telefonino, ma preferirebbe lasciar stare, non fornire dettagli né interpretazioni. Insomma, il giorno dopo la scoperta di quelle tre cavalle giustiziate nell'azienda di Pira Trunca, alle porte del paese, Mario Tanda, 30 anni, misura le parole.

«Le abbiamo trovate ieri pomeriggio. Io le avevo lasciate al pascolo, così come i due maschi che, però, sono ancora vivi. Ucciderli tutti non deve essere una cosa facile».

Una puledra di un anno e mezzo e due fattrici adulte: sono loro le vittime del nuovo agguato nel mondo dell'ippica sardo. Il secondo, dopo il massacro all'Ippodromo Pinna di Sassari: solo una settimana fa sette purosangue da corsa sono stati giustiziati con un colpo di pistola calibro 22. Loro no, le cavalle di Mario Tanda, non correvano in pista, erano tre femmine di razza anglo araba che al massimo facevano il salto agli ostacoli.

IL VALORE Ma il loro valore resta comunque alto. Perché sono le fattrici a dare vita ai campioni e forse proprio per la fama di uno dei puledri nati a Pira Trunca è stato messo a segno l'agguato di domenica notte. Per ora è questa una delle ipotesi dei carabinieri della compagnia di Bono, guidati dal capitano Giampiero Lampis. Le cavalle stanno al pascolo nei terreni di proprietà di Tanda. Niente stalle, niente box. Sono libere, protette solo da una rete che si chiude con un giro di filo spinato.

LA SCOPERTA Domenica sera in paese nessuno si accorge di nulla. Nelle aziende agricole che si affacciano sui terreni intorno al centro abitato, nessuno sente gli spari che hanno ucciso le bestie.

La scoperta arriva parecchie ore dopo, lunedì pomeriggio. Mario Tanda, come tutti gli altri giorni, va in campagna, nelle sue proprietà che costeggiano la strada provinciale. L'allevatore varca il cancello, fa qualche passo e tutto sembra a posto. Poco dopo, però, nota quei corpi accasciati sull'erba.

L'uomo corre a vedere cosa è successo e riconosce le sue fattrici, morte ormai da molte ore. Le cavalle sono a qualche metro l'una dall'altra. Sul mantello chiaro c'è il foro del proiettile che le ha uccise. Le cavalle devono aver agonizzato lunghi minuti prima di morire.

Mario Tanda controlla ogni dettaglio, si guarda intorno, poi continua a camminare, ispeziona tutta l'azienda, infine trova i due stalloni ancora liberi, ancora vivi. Li mette al sicuro e torna indietro, verso la casa patronale, verso la sua auto parcheggiata lungo il vialetto. L'allevatore si mette al volante a va dritto in caserma, per denunciare tutto ai carabinieri. Le indagini iniziano da lì, dal mondo dei cavalli finito ancora una volta nel mirino.

IPPODROMO Venerdì scorso lo stesso orrore, era toccato ai purosangue di Salvatore Pili, allevatore di Gavoi. Quella volta le bestie, prigioniere dei box dell'Ippodromo di Sassari, erano state strette alla gola da un cappio e uccise con un colpo di pistola calibro 22 sparato alla testa. Un'agonia raccontata da quelle stalle inzuppate di sangue, dalla puzza di morte che in una mattina di novembre aveva infestato l'aria dell'impianto sportivo.

MARIELLA CAREDDU
© Riproduzione riservata