Non è una vacanza, né l’ennesimo viaggio da raccontare con foto al tramonto e hashtag turistici. O meglio non solo. È una sfida contro il tempo, la fatica e soprattutto contro una malattia che non lascia tregua. Dal 19 al 22 settembre, tre ventenni di Pavia – Alessio, Fabio e Gabriele – attraverseranno la Sardegna in bicicletta, da Olbia a Cagliari lungo la costa orientale.

Quattro giorni per percorrere 470 chilometri con l’obiettivo di trasformare ogni pedalata in un euro da donare all’Ail, l’associazione Italiana contro le Leucemie.

Il traguardo iniziale era simbolico: 470 euro, uno per ogni chilometro percorso. Ma la solidarietà ha subito superato la strada immaginata: a una settimana dalla partenza, i tre hanno già raccolto circa 400 euro, e la cifra continua a crescere. «Abbiamo alzato l’obiettivo – spiegano – perché non volevamo che la donazione si chiudesse troppo presto. Vogliamo andare oltre i numeri, vogliamo che questo viaggio lasci il segno».

Alessio, Fabio e Gabriele però non sono nuovi a imprese simili. Negli anni hanno già coperto migliaia di chilometri tra Pavia e Coverciano, Pavia e Ventimiglia, fino a Gorizia e Roma. Ma questa volta il senso è diverso. «Abbiamo deciso – raccontano – di dare un risvolto benefico e profondo a ciò che amiamo fare. Non è solo un’avventura, ma un modo per contribuire alla ricerca che può cambiare la vita di tutti, la nostra e quella delle prossime generazioni».

La sfida corre anche online. Sulla pagina Instagram “pedalando per_bene” i tre ragazzi raccontano preparativi, percorsi e tappe, con foto e storie che documentano ogni momento. «È il nostro diario di bordo – spiegano – ma anche il modo per coinvolgere chi ci sostiene. Perché la ricerca non si finanzia da sola: servono gambe, cuore e la forza di una comunità che crede nel futuro».

Il link per donare è già stato condiviso da decine di amici, famiglie e conoscenti, trasformando un viaggio in un piccolo movimento solidale. «Abbiamo capito che il contagio della solidarietà è più forte della stanchezza – dicono sorridendo –. Pedalare è faticoso, ma lo è molto di più affrontare il cancro senza armi adeguate. Noi possiamo fare la nostra parte, chilometro dopo chilometro».

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