"Non ci sentivamo bene e il mare era mosso".

Comincia così il racconto dei tre sopravvissuti della tragedia che si è consumata nella notte tra giovedì e venerdì al largo delle coste di Sant'Antioco.

Ayoub, 24 anni, Sifeddein, 21, e Zakaria, 29, hanno lo sguardo e i segni sul viso di una traversata impossibile.

Assieme ad altre dieci persone hanno fatto come migliaia di connazionali: recuperato i soldi necessari per comprare un barchino, un motore e il carburante sufficiente per affrontare le ottanta-cento miglia circa tra Hannaba, Tabarca e le spiagge del Sulcis.

Partiti dall'Algeria, quasi a destinazione (dalla Sardegna sarebbero poi andati in Europa, in particolare in Francia o in Belgio) il motore del guscio di legno su cui viaggiavano ha avuto un guasto.

"Noi abbiamo deciso di restare sul barchino sperando che i soccorritori arrivassero il prima possibile. I nostri dieci amici si sono spogliati e, dopo aver lasciato i telefoni cellulari sull'imbarcazione, gettati in mare: in lontananza si vedeva una luce e hanno provato a raggiungere la terraferma a nuoto. Ora temiamo che non ce l'abbiano mai fatta".

Li hanno visti scomparire al buio, tra le onde al largo dell'isola del Toro. Terrorizzati hanno atteso i soccorsi per ore: alla fine li ha individuati un elicottero di Frontex, a sedici miglia da capo Sperone. Le loro prime parole: "Con noi c'erano dieci amici. Si sono tuffati in mare. Cercateli".

LE IMMAGINI:

Tragico sbarco di migranti nel Sulcis (foto Capitaneria di porto)
In tredici viaggiavano su un barchino (foto L'Unione Sarda)
Due i corpi ritrovati senza vita (foto L'Unione Sarda)
Tre i sopravvissuti (foto Capitaneria di porto)
Otto ancora i dispersi (foto Capitaneria di porto)
Sul posto l'Aeronautica militare, la Guardia Costiera e la Finanza (foto L'Unione Sarda)

IL RECUPERO DEL SECONDO CADAVERE:

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