Iglesias, l'acqua della miniera ritorna a Masua e negli altri rioni minerari
Dalla miniera alle case: l'acqua dell'Igea ha ripreso a sgorgare dai rubinetti della vecchia Masua, Cabitza, Campo Pisano e parte di San Giovanni, rimasti a secco per 20 giorni.
Ma non c'è spazio per l'entusiasmo: la fornitura da parte della società mineraria controllata dall'assessorato regionale all'Industria, sarà temporanea e durerà giusto il tempo necessario, stimato in 120 giorni, per consentire agli abitanti (una quarantina di famiglie in tutto) di richiedere e ottenere le autorizzazioni per realizzare le nuove linee per l'approvvigionamento idrico. Che saranno a loro carico perché né Comune, né Abbanoa e tanto meno Igea, ritengono di avere il compito di fare le opere. Non solo: agli abitanti è stato chiesto di firmare una sorta di "liberatoria" con la quale si dichiarano consapevoli del fatto che nella rete di proprietà di Igea scorre acqua industriale, non trattata.
Ciò comporta, dunque, anche il divieto dell'utilizzo per fini potabili e alimentari.
È tutto scritto nell'ordinanza con cui il sindaco Emilio Gariazzo ha disposto la ripresa dell'erogazione idrica da parte della società mineraria che - dopo ben tre avvisi inoltrati al Comune per cercare una soluzione, il primo dei quali datato 23 settembre - ha chiuso i rubinetti, come previsto, il 1° febbraio. Una decisione che Igea - come aveva precisato nei giorni scorsi l'amministratore Michele Caria - ha preso per due motivi fondamentali: il primo è che la società controllata dall'assessorato regionale all'Industria non è il soggetto cui spetta il compito di erogare acqua nelle case seppure questo, per decenni, sia avvenuto (gratuitamente) in virtù di una decisione presa dalle vecchie società minerarie (allora private) per andare incontro alle famiglie dei minatori; la seconda motivazione è legata al fatto che l'acqua non è trattata, quindi l'utilizzo potrebbe essere fonte di potenziali rischi per chi ne fa uso.