09 marzo 2016 alle 20:33aggiornato il 09 marzo 2016 alle 20:40
Bullismo a scuola, Madeddu (Amici della vita Sulcis): "Più fatti, meno convegni"
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«Bullismo a scuola? L'intervento delle forze dell'ordine ufficializza la sconfitta di una società che non partecipa, non ascolta e purtroppo non interviene tempestivamente. Nella maggior parte dei casi si tace, nel migliore si digita in forma anonima il 113». Giorgio Madeddu, medico e presidente dell'associazione Amici della Vita Sulcis, da trent'anni al fianco di quelli che «la società considera i "deboli"» - dice - e per i quali «organizza inutili convegni piuttosto che agire», interviene sul tema bullismo d opo l'allarme lanciato dal preside del Minerario di Iglesias, Paolo Lamieri. Un coraggioso fra la folla (per aver denunciato), ma prudente - secondo Madeddu - quando manifesta i sospetti sull'uso di sostanze stupefacenti fra i ragazzi: «Il suo "non escludo che a scuola circoli la droga" sembra fuori galassia. Tutti sanno che dal 30 al 50 per cento dei giovani la assume quotidianamente, anche negli istituti scolastici. Edulcorare la realtà serve a non creare allarmismi, ma non aiuta ad assumersi responsabilità». Secondo il medico iglesiente «il bullo esiste perché la comunità si dilunga in convegni e analisi sociologiche. Ma servono fatti», dice. «Il nostro antidoto, come associazione che opera nel Sulcis, è il confronto. Noi col bullo ci parliamo, gli proponiamo il futuro: un metodo che funziona da 30 anni. Tanto è vero che alcuni bulli del passato - svela - darebbero la vita per difendere le vittime di oggi».
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