Spiraglio per Carbosulcis: miniera non chiudeTensione all'Alcoa, un operaio sale su silos
La miniera della Carbosulcis non subirà l'interruzione prevista per il 31 dicembre. E' l'esito dell'incontro che si è svolto al Mise. E mentre uno sprazzo di speranza illumina la giornata grigia dei minatori, le trattative sull'Alcoa non rassicurano gli operai che a Roma hanno stretto d'assedio i palazzi del potere. Nel Sulcis la tensione è ancora alta: un operaio dell'impianto di Portovesme (ha 28 anni ed è padre di un figlio), è salito su un silos alto 40 metri e minaccia di buttarsi.Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
La buona notizia arriva alla fine di una giornata convulsa in cui, tra la delusione e l'amarezza degli operai giunti dal Sulcis, si sono susseguiti vertici nei palazzi del potere: "La miniera della Carbosulcis non chiuderà entro il 31 dicembre". È l'esito, informa il Mise, dell'incontro di oggi in cui si è anche deciso di rivedere il progetto carbone pulito "per aggiornarlo e renderlo compatibile con le migliori tecnologie ed economicamente sostenibile". La riunione al ministero, a cui hanno partecipato il presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci, il presidente della Provincia Carbonia-Iglesias, Salvatore Cherchi, e il sottosegretario allo Sviluppo, Claudio De Vincenti, è stata presieduta dal ministro Corrado Passera. Con lo scopo di rivedere e aggiornare il progetto di carbone pulito, si legge in una nota ufficiale del ministero, "si è deciso di proporre al Parlamento la proroga della scadenza prevista dalla legge 99/2009 per il bando di affidamento della relativa concessione". L'attività mineraria, conclude il ministero, "non subirà la paventata interruzione al 31 dicembre". Restano ancora aperte le trattative, invece, per quel che riguarda il futuro dell'Alcoa.
Intanto stamattina, davanti ai giornalisti e operatori tv, è stato saldato il cancello che consente l'accesso di macchine e mezzi pesanti nel sottosuolo. A meno 373 metri si arriva solo con l'ascensore. I lavoratori hanno sigillato la cancellata che consente di raggiungere il ventre della terra con i fuoristrada o i grossi mezzi meccanici, viaggiando su tre rampe da un chilometro ciascuna.
ALCOA - In mattinata c'è stato il vertice tra governo e Glencore sulle sorti dell'Alcoa. La multinazionale svizzera ha chiesto ancora una settimana di tempo per poter formalizzare la manifestazione d'interesse. I chiarimenti richiesti da Glencore riguardano in particolare le condizioni di contesto, come il costo dell'energia, le condizioni infrastrutturali e ambientali, spiega il ministero. I rappresentanti delle istituzioni hanno quindi sollecitato l'azienda svizzera a completare questa prima fase di valutazione nei tempi previsti. Il presidente Cappellacci e il sottosegretario De Vincenti hanno poi incontrato i rappresentanti di una multinazionale cinese. "Alcoa mostri i suoi conti", è stata la richiesta prima di poter avanzare un progetto di rilancio industriale. Il governatore ha così convocato i vertici dell'Alcoa chiedendo che si attenda ancora una settimana prima di fermare l'impianto. Per venerdì prossimo dovrebbe infatti essere programmato un nuovo vertice.
L'OPERAIO SUL SILOS - Un giovane operaio dello stabilimento Alcoa di Portovesme, con un contratto interinale che non gli è stato rinnovato, è salito per protesta sul tetto di un silo, alto 40 metri. L'operaio, 28 anni e padre di un bambino, nei giorni scorsi aveva protestato davanti alla fabbrica annunciando anche lo sciopero della fame. Sul posto sono giunti Polizia e Vigili del Fuoco, oltre a numerosi colleghi che stanno cercando di convincerlo a scendere." La situazione sta precipitando", ha detto a proposito Rino Barca della Cisl commentando la reazione in Sardegna dei lavoratori dell'Alcoa di Portovesme all'incontro tenutosi oggi al Ministero dello Sviluppo a Roma.
LA PROTESTA - Un 'assedio sonoro' a Montecitorio, un tuffo nella Fontana di Trevi e poi urla, fischi e caschi sbattuti sull'asfalto davanti all'entrata del Ministero dello Sviluppo economico. Questa la protesta a Roma dei lavoratori dell'Alcoa di Portovesme che stamane si è inaspettatamente movimentata. I 56 operai, arrivati ieri nella capitale dalla Sardegna per chiedere il salvataggio di uno degli stabilimenti di alluminio più importanti d'Italia, dovevano manifestare esclusivamente davanti al Ministero. Questa mattina, invece, il blitz davanti alla Camera dei deputati dove hanno compiuto, al grido 'non molleremo mai', un vero e proprio 'assedio sonoro' con i loro caschi portati in piazza. Poi il corteo verso la sede del ministero in via Molise tra petardi, slogan e uno striscione con la scritta 'Alcoa' dato alle fiamme. E gran finale a sorpresa: il tuffo, con tanto di bagno, di due operai nella fontana di Trevi, uno dei monumenti simbolo di Roma. "Abbiamo fatto un blitz per dare un segnale - ha spiegato Rino Barca della Cisl - Non è più una trattativa meramente industriale. Se si dovesse fermare la fabbrica l'unico responsabile sarà il governo". Una volta tornati sotto il ministero, dove si è svolta oggi una riunione tra governo, enti locali e Glencore - la multinazionale svizzera che potrebbe subentrare ad Alcoa - la protesta è continuata non senza inconvenienti: un lavoratore si è sentito male ed è svenuto mentre era arrampicato a quattro-cinque metri di altezza sul cancello di entrata del Mise. L'operaio è stato sorretto dai colleghi finché non sono intervenuti i vigili del fuoco che lo hanno staccato dalla cancellata e riportato a terra. L'uomo si è lentamente ripreso. Anche un altro operaio ha avuto un malore. Alla fine dell'incontro la delusione e l'amarezza tra gli operai è tanta: "Ci aspettavamo una risposta positiva - dice Manolo, 36 anni e da 17 all'Alcoa - siamo arrivati dalla Sardegna, dalla provincia più povera d'Italia per ottenere cosa? Sempre rinvii o risposte negative". E proprio a Portovesme l'esasperazione ha portato un lavoratore precario di 28 anni, con il contratto che non gli è stato rinnovato, a salire sopra un silos, alto 40 metri, per protesta. L'operaio, dopo aver minacciato di buttarsi, è stato convinto a scendere ed è tornato nel suo reparto a lavorare mentre a Roma gli operai sardi promettono: "La protesta non finirà: continueremo a sbattere i nostri caschi a terra fin quando non ci diranno che lo stabilimento continuerà a marciare".