Un tuffo in un mare di cocaina. Polvere bianca (24 chili) a pelo d'acqua ben conservata in un borsone da sub. Galleggiava a pochi metri dalla riva, a due passi dal palcoscenico naturale in cui erano state organizzate le celebrazioni per la festa di San Giovanni. In spiaggia centinaia di turisti e devoti a rinnovare il voto per il santo purificatore. Ma non è stato San Giovanni a favorire il raccolto di cocaina in riva al mare.

IL CASO A fare l'insolito ritrovamento è stata una turista, di origini sarde, ma da tempo residente in Germania. La storia del ritrovamento del maxi carico di coca sembra un romanzo, ma è pura realtà.

La turista decide di fare un ultimo tuffo al tramonto prima di rientrare nella camera di albergo. Ancora non sa che sarà un bagno da sballo. Sono appena passate le 20. Giornata calda, piacevole per chi è abituato ai rigori del freddo per dieci mesi all'anno. Il sole che tramonta dietro Capocaccia. Il tuffo, alcune bracciate e la sorpresa.

LA SCOPERTA Lo scontro in acqua con il borsone, la paura iniziale e poi la decisione di trascinare tutto a riva. A darle una mano dei giovani che la vedono in difficoltà con lo strano carico. Dentro quella borsa c'è il paradiso dei viziosi. Diciannove panetti ben confezionati, sigillati di tutto punto dal peso medio appena sopra il chilo. E mentre la donna chiama la polizia, i più giovani cercano di approfittare del regalo arrivato dal mare.

DIECI MILIONI Dalla borsa spariscono tre panetti, mentre qualcuno taglia un pacco e si assicura della qualità dello stupefacente. La scientifica della polizia conferma: puro al 100 per cento. Valore sul mercato superiore ai 10 milioni di euro. I panetti di droga spariti dalla borsa sono stati recuperati dai carabinieri intervenuti assieme agli agenti della polizia del commissariato di Alghero, a cui sono affidate le indagini. Il primo pacco è stato rinvenuto quasi subito; gli altri due sono affiorati da sotto la sabbia solo a notte fonda.

IL FURTO SVANITO Ai tre giovani algheresi che hanno cercato il guadagno facile il colpo è andato male. Gli inquirenti stanno cercando di individuarli e rischiano delle pesanti accuse.

L'intera vicenda è stata illustrata nei dettagli dal dirigente del commissariato di Alghero Walter Cossu. «Al borsone da sub - ha sottolineato il funzionario di polizia - era legata una sagola, una fune da barca tagliata di netto. È chiaro che il carico di droga era trascinato da una imbarcazione che probabilmente è incappata in qualche controllo in mare. A quel punto i corrieri hanno preferito abbandonare il carico. Capita spesso per chi traffica via mare. Le alghe attaccate alla borsa ci fanno pensare che il carico di droga fosse in acqua da diversi giorni. Almeno una decina, forse anche di più. Dobbiamo aspettare i rilievi della scientifica per avere un quadro più dettagliato, ma non è detto che si riesca a salire alla provenienza della droga».

BOLLA D'ARIA A tradire i trafficanti è stata un bolla d'aria all'interno della sacca da sub: una volta tagliata la fune, il borsone non è andato a fondo, ma ha galleggiato sino ad approdare in Riviera del corallo trascinato dalla correnti. Per i trafficanti che speravano di recuperare la droga in un secondo momento è un buco nell'acqua.

MAURIZIO OLANDI
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