Sfila la rabbia dei pastori:seimila in corteo a Cagliari
La manifestazione del movimento dei pastori sardi ha bloccato la città per chiedere sostegno alle aziende in crisi. Gli aderenti al Mps sono partiti dalla fiera scortati da 30 cavalli. Momenti di tensione quando sono esplosi dei petardi e sono state lanciate delle uova. Il governatore Cappellacci ha promesso garanzie. Ma i pastori sono soddisfatti "al 95%".Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Pastori, pastori, pastori . Sono arrivati a Cagliari in seimila da tutta la Sardegna per farsi forza. E per gridare tutta la loro rabbia «perché il latte costa 65 centesimi, meno di una tazzina di caffè» e «perché le banche, come gli usurai, se non paghi ti pignorano la casa». Questo mentre «il pecorino che vendiamo a 4 euro al chilo, in Canada viene rivenduto a 44 nei supermercati». Ovvia la contestazione di Paolo Fiori, arrivato dalla Nurra con altri quaranta colleghi: «Vuol dire che qualcosa non funziona». E - rincara la dose Francesco Mele di Villacidro - «devono spiegarci perché qui l'energia è più cara del 45 per cento rispetto alla Penisola e la continuità territoriale è quel che è». La risposta ce l'ha pronta Mario Porru: «Ci considerano una riserva indiana». Amen se alla fine è filato tutto liscio, nonostante qualche momento di tensione, due o tre petardi lanciati a caso tra la folla senza conseguenze e i fischi assordanti per far sentire a chi governa la Sardegna che la rabbia del Movimento dei pastori sardi è incontenibile. Ma è tutto nella norma quando una manifestazione si protrae fino a sera inoltrata, con la principale strada del capoluogo regionale, via Roma, bloccata in tutte le corsie.
LA MANIFESTAZIONE Urla, qualche lacrima e sussurri: quattro asini vengono disposti dietro i trenta cavalli e fantini arrivati dal Sulcis. Scontati i riferimenti, visti i tempi e la partita in corso: il governatore Ugo Cappellacci, l'assessore all'Agricoltura Andrea Prato, il presidente del Consorzio del pecorino romano Toto Meloni, quello della Coldiretti Marco Scalas, associazione di categoria antagonista. Il corteo ora è formato: alle 11,20 può partire, dopo l'arrivo dalla Nurra dell'ultimo dei cinquanta pullman nel piazzale Marco Polo, davanti alla fiera, sede del raduno.
IL CORTEO Birra o vino nero annaffiano pane e salame di buon'ora. La manifestazione del Movimento dei pastori sardi inizia alla chetichella, con gli allevatori di Sedilo a lanciare il primo sibilo coi fischietti. In prima fila c'è la delegazione di Silanus, guidata da Raimondo Giau e Antonello Sussarellu. La birra scorre a fiumi tra i pastori che da viale Diaz sfilano fino alla basilica di Bonaria. Luogo simbolico scelto da Felice Floris, leader del movimento, per raccomandare alla piazza tranquillità: «State sereni, non siamo qui per cercare guai», ha gridato Floris ai piedi del santuario illuminato dal sole e il mare, davanti, a colorare d'azzurro una giornata stupenda.
LA RABBIA Un veloce passaggio davanti alla sede Rai della Sardegna, e poi avanti fino a via Roma. In un battibaleno il corteo dei 6 mila arriva sotto il Palazzo. I fischietti assordano i passanti. Pastori, pastori, pastori , grida dal camioncino degli annunci un factotum dell'organizzazione, con spiccato accento della Trexenta. Ecco i sindaci: molti del Sulcis, altrettanti dal Montiferro occidentale e dal Medio Campidano. Da Villamassargia a Buggerru, da Fluminimaggiore a Guspini, da Busachi a Santulussurgiu, da Pabillonis a Orotelli: c'è la Sardegna che vive di mungitura e di trasformazione con la fascia tricolore. E poi molte donne. Belle ragazze e signore attempate. Avanti con gli anni ma combattive come Carminetta Porcu di Villacidro: «La battaglia che stiamo affrontando è vecchia di quindici anni», racconta. «Allora andammo in 1.500 addirittura a Bruxelles e non ottenemmo nulla. Gli industriali ci hanno ricattato e umiliato, perché da quando la Regione li ha privati delle integrazioni sul pecorino sardo fanno i prezzi che vogliono per il nostro latte». L'ultima spiegazione della rivolta la fornisce Giuseppe Porcu, allevatore di Tula: «Ci hanno costretto a produrre latte di qualità facendoci investire una barca di soldi in macchinari e non possiamo permetterci neppure un guasto in azienda perché sarebbero guai». I fischi, il lancio di uova, l'incontro con Cappellacci in via Roma, la moderata soddisfazione per l'esito della trattativa: «È un inizio, il resto si vedrà», dicono Costantino Cossu e Leonardo Pes di Sedilo. Parola di pastori.
LO. PI.