Sequestro di Titti Pinna,processo rinviato a venerdì
Nella prima udienza che si è tenuta questa mattina a Sassari, la Regione Sardegna ha chiesto di costituirsi parte civile nel procedimento contro i presunti carcerieri, Salvatore Atzas e Natalino Barranca. Il sequestro, secondo i legali regionali, avrebbe creato un forte sentimento di incertezza e precarietà che avrebbe scoraggiato le iniziative economiche e imprenditoriali. Non era invece presente in aula l'ex ostaggioPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Avviato e subito aggiornato il processo a carico di Salvatore Atzas e Natalino Barranca, accusati del sequestro di Titti Pinna, l'allevatore di Bonorva rapito il 19 settembre 2006 e liberatosi dopo otto mesi di prigionia. La Corte d'assise di Sassari, presieduta da Plinia Azzena, ha sospeso l'udienza, rinviandola al 18 luglio prossimo, accogliendo la richiesta dei difensori dei due imputati, formulata per esaminare la possibilità di ammetter in giudizio la Regione Sardegna, che attraverso il legale Graziano Campus, ha chiesto di costituirsi parte civile. All'udienza odierna erano presenti i due imputati coi rispettivi legali: Atzas, difeso da Salvatore Porcu e Rosaria Manconi, e Barranca, difeso da Pasqualino Federici. Assente, invece, Pinna.
PARTE CIVILE La Regione intende infatti costituirsi parte civile nel processo ai presunti carcerieri di Titti Pinna perché il sequestro le ha cagionato "sia per la posizione giuridica soggettiva, sia quale ente esponenziale degli interessi della collettività sarda, gravi pregiudizi e ingenti danni di cui intende conseguire il risarcimento". La richiesta è stata esposta in aula, nella prima udienza, dall'avvocato Graziano Campus, direttore generale dell'avvocatura della Regione. "I fatti criminosi - ha detto Campus - hanno avuto ampia e negativa risonanza nella coscienza civile della comunità isolana, nazionale e internazionale, determinando un forte sentimento di incertezza e precarietà, tale da scoraggiare le iniziative economiche e imprenditoriali nel territorio sardo da parte di una pluralità indeterminata di persone. Tutto ciò - ha aggiunto il legale - incide notevolmente sugli obiettivi primari di sviluppo che l'attività complessiva del governo regionale persegue, con conseguente dispersione delle risorse impiegate, così determinandosi un indubbio danno alla Regione ed alla comunità di cui lo stesso ente costituisce soggetto rappresentativo e, in quanto tale, legittimato alla tutela degli interessi di cui la medesima comunità danneggiata è titolare.
DIBATTIMENTO Entrambi gli imputati hanno scambiato qualche parola con gli avvocati prima dell'avvio del dibattimento, Pasqualino Federici per Natalino Barranca, il servo pastore che avrebbe avuto una parte marginale nella custodia dell'ostaggio, Salvatore Porcu e Rosaria Manconi per Salvatore Atzas, che conduceva l'ovile-prigione di Su Padru, nei pressi di Sedilo. A rappresentare gli interessi della famiglia dell'ex ostaggio, l'avvocato Guido Manca Bitti, del foro di Cagliari. In apertura di dibattimento, dopo aver constatato l'assenza di Titti Pinna, hanno preso la parola i legali degli imputati, che hanno chiesto un rinvio per esaminare la richiesta della Regione, ma anche per la necessità, ha detto l'avvocato Porcu, di conoscere alcune nuove prove che l'accusa, rappresentata dal pm Gilberto Ganassi, intende produrre: alcuni filmati registrati dalle telecamere dell'impresa Gmc, l'impresa che si trova a poca distanza dall'ovile-prigione, risalenti a 4 giorni prima della fuga dell'ostaggio. La corte ha però ritenuto immotivata la richiesta della difesa, così come ha respinto la richiesta di un rinvio per permettere ai legali di Atzas e Barranca di esaminare la lista dei testimoni dell'accusa, prodotta secondo la difesa, meno di sette giorni fa. Durante l'udienza del 18 luglio prossimo la corte d'assise, dopo la pronuncia sull'ammissibilità della Regione come parte civile, dovrà risolvere alcune questioni preliminari. Il 21, invece, è previsto l'esame dei rilievi dei Ris.