L'autopsia in programma stamattina all'istituto di medicina legale potrà chiarire le cause della morte e segnare le indagini.

IPOTESI SUICIDIO Un volo di 25 metri per cancellare quindici anni di vita vissuta male. Un gesto estremo quello di Qiu Zhygye da poco più di un mese in città. La cui personale lotta contro le difficoltà adolescenziali e quelle di integrazione, era ormai diventata insopportabile. Lotta che si è conclusa su un poggiolo otto piani più sotto. Un suicidio, probabilmente: la sedia vicina alla finestra, un biglietto lasciato sul tavolo dello stanzone in cui viveva con i genitori e la sorella. Il complesso del Vialetto alle dieci del mattino mostra il suo lato tragico. All'ultimo piano è un rifugio per disperati. Cinesi, soprattutto, ma anche senegalesi. Chiusi in stanze umide e servizi carenti. Corridoi su cui si affaccia il dramma dell'immigrazione senza regole. L'adolescente cinese viveva in questa disperazione. Difficoltà di integrazione, qualche amico lasciato a Modica in Sicilia dove abitava sino al mese scorso. Un nuovo tetto e una nuova città che non fa sconti a chi paga l'onere dell'essere straniero. Anche per uno come Qiu Zhygye, Massimo per gli amici, italiano perfetto e carta d'identità della Repubblica.

SOCCORSI Gli otto piani di cemento armato rivestito di marrone alle porte di Sassari sono assediati dalle auto della polizia quando sono appena trascorse le dieci del mattino.

Su un terrazzino con la pavimentazione saltata e le ringhiere arrugginite il corpo del giovane. Venticinque metri a testa in giù per chiudere con la vita. I genitori lavorano poco distante in uno dei tanti negozi d'abbigliamento all'ingrosso gestiti da imprenditori cinesi in quella che sembra una potenziale chinatown.

MAMMA La madre dieci minuti dopo è sul posto. Arriva al secondo piano del Vialetto, la sorreggono due connazionali, si trascina, piange disperata per i lunghi corridoi all'aperto tra il piano della sala Bingo e i parcheggi dell'hotel. Sale in ascensore all'ultimo piano con un poliziotto che le fa da scorta. La tragedia è dell'intera comunità cinese. In quegli atri battuti dal vento si parla in cantonese.

SCUOLA Il giovane ieri mattina sarebbe dovuto andare a scuola. Ha aspettato che i genitori con la sorella più piccola si chiudessero dietro la porta di quella casa arrangiata. Una volta solo avrebbe maturato l'idea suicida: scritto un biglietto in cinese, lo ha appoggiato sul tavolo. Si è girato, ha rivolto le spalle ai tre lettini sistemati alla bell'e meglio nei trenta metri quadri e si è diretto verso la finestra trascinando una sedia. Ci è salito sopra ed è saltato nel vuoto. Alle dieci del mattino dei suoi quindici anni è rimasto un corpo senza vita ricoperto da un lenzuolo.

INDAGINI Sul posto intervengono gli agenti delle Volanti, con il funzionario Bibiana Pala, successivamente il dirigente della squadra Mobile Fortunato Marazzitta e il comandante della compagnia dei carabinieri Sergio Molinari. Al piano rialzato del Vialetto arriva anche il magistrato di turno Gianni Caria, seguito a breve dal medico legale Salvatore Lorenzoni. Un sopralluogo rapido, poi un vertice improvvisato degli investigatori nella sala d'accesso del Bingo, tra scale mobili, pareti rosse e slot machine. La verifica dei documenti, la rimozione del cadavere trasportato nell'istituto di medicina legale dove oggi è prevista l'autopsia che dovrebbe fugare gli ultimi dubbi.

PERPLESSITÀ La perizia necroscopica è decisiva per capire le reali cause della morte. I medici del 118 che hanno constatato il decesso del giovane hanno riscontrato alcune anomalie: l'assenza di fratture evidenti (non compatibili con un volo da 25 metri), quei lividi sul collo che lasciano intendere un'azione violenta. Ora tutto è nelle mani del medico legale.

COMUNITÀ Pianti e singhiozzi in quel corridoio della disperazione all'ottavo piano del Vialetto. Piange una intera comunità, chiusa all'esterno, cementata tra di loro da lingua e tradizioni. Per tutti è il giorno dell'abito bianco: il colore del lutto in Cina.

MAURIZIO OLANDI
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