«Ora vendo tutto. Non posso più andare avanti. Questa è una cosa folle, è troppo grave. Io non ho mai fatto del male a nessuno, non può essere una vendetta, ma solo invidia».

RABBIA Salvatore Pili da due giorni è a Milano per partecipare a un'asta ippica. Non ha comprato nulla. «Non me la sono sentita, non è il momento. La prima cosa che farò sarà portare via gli altri cavalli da quell'ippodromo. Non è possibile che non ci sia neppure un guardiano. Eravamo una delle scuderie migliori in Italia, lo siamo ancora, ma senza cavalli».

AL TELEFONO Salvatore Pili, allevatore di Gavoi, risponde al telefono ed è agitato. Le parole si rincorrono, si accalcano, è arrabbiato. Oggi tornerà in Sardegna e andrà all'Ippodromo Pinna, dove qualcuno ha massacrato i suoi purosangue. Il giorno della mattanza davanti a quelle stalle c'è suo fratello Paolo.

Lui non distoglie lo sguardo da quel fieno inzuppato di sangue, dai corpi accasciati che sbucano dalle porticine delle stalle violate. L'odore di morte infesta l'aria del mattino all'ippodromo Pinna di Sassari.

LE VITTIME Moddone, Sa via Longa, Deep, Powerfull girl, Melograno ed Egam sono stati giustiziati nel cuore della notte. Un cappio stretto intorno al collo e poi un proiettile calibro 22 alla testa.

LA GARA PER VIVERE Loro hanno lottato come facevano in tutte le gare. Cavalli pluridecorati, ammazzati per far arrivare un messaggio al padrone. Scuderia vincente che si preparava alle gare di mercoledì all'ippodromo di Chilivani. Le sette bestie, con un colpo di pistola conficcato nella testa, hanno provato a difendersi. Quel proiettile non le ha uccise subito, ha dato loro il tempo di agonizzare, di sferrare calci potenti contro le pareti di legno sottile delle loro stalle trasformate in bare. Alla fine hanno ceduto e si sono accasciate su un fianco; all'ippodromo Pinna è tornato il silenzio, fino al mattino.

I CANI Alle sei e mezza una macchina si fa strada intorno al percorso dedicato alle corse. L'utilitaria raggiunge le stalle e si ferma. «I cani mi sono venuti incontro ringhiando. Io non capivo, ho avuto paura a scendere, ma poi mi sono fatta riconoscere, sono venuta qui e ho visto le porte aperte. Ho pensato a un furto, che qualcuno avesse rubato gli animali, e invece».

L'ALLENATORE E invece Paola si è trovata di fronte alla mattanza. Paola è la moglie di Elvis Cottu, l'allenatore dei sette cavalli ammazzati, domatore anche di Egam, la cavalla di Francesco Cottu, di Ollollai, uccisa forse per errore, perché il suo box stava accanto a quelli che ospitano i cavalli della famiglia Pili.

Paola è sconvolta, i capelli scuri arruffati, mossi dal vento, si stringe in un piumino grigio sporco di fango e fissa le pozzanghere rosse che stanno intorno al letame. «Io ho persino paura dei cavalli, preparo solo i box e mio marito li allena».

OCCHI NERI Gli occhi neri corrono a quella fila di stalle forzate: dalla 108 alla 114, Paola guarda i tre miracolati, le ultime bestie della fila che si agitano e scalpitano, ma sono vive. Risparmiate forse per un contrattempo, per l'arrivo di qualcuno.

Ai carabinieri della compagnia di Sassari, guidati dal capitano Sergio Molinari, e a quelli della sezione investigazioni scientifiche, spetta il compito di ricostruire la dinamica di quello che è accaduto. Intorno alla mezzanotte qualcuno entra all'Ippodromo: i cancelli sono sempre aperti, niente telecamere di sicurezza, né posto di guardiania.

LUCCHETTI I malviventi, che secondo i militari dovevano essere almeno in due e di certo abituati ad avere a che fare con i cavalli, si fanno strada con delle torce e raggiungono i box nei quali stanno i purosangue della famiglia Pili. Con un martello spaccano dieci lucchetti, tutti quelli della fila di stalle che vanno dal 108 al 117. Poi tornano indietro e iniziano l'esecuzione. Uno dopo l'altro annodano una corda attorno alla testa degli animali e, mentre uno la tiene ferma, l'altro spara, con una pistola da macello. Vanno avanti così, ma davanti al box numero 111 si fermano.

TERRORE La stalla è aperta, la bestia terrorizzata dai lamenti e dagli spari resta lì insieme a quello che rimane della scuderia Pili. «Io ho subito un danno grandissimo, i cavalli sono tutti assicurati, ma il loro valore è di certo più alto. Non so quello che farò». Per ogni cavallo ci sarà un rimborso di poco più di ventimila euro, briciole rispetto al loro valore in gara. «Ogni mese pago più di mille euro per tenerli lì, per poi trovarmi davanti a una situazione del genere. È assurdo».

CRUDELTÀ Oggi Salvatore Pili sistemerà tutto. La settimana prossima all'Istituto zooprofilattico di Sassari verranno eseguite le autopsie sulle teste degli animali, un esame necessario per cercare di recuperare i proiettili, per rintracciare l'arma che li ha esplosi e per dare un nome ai colpevoli.

CORO DI REAZIONI Intanto, nel pomeriggio, in molti hanno voluto condannare il massacro avvenuto all'Ippodromo di Sassari. «Una crudeltà sulla quale spero sia fatta luce al più presto», ha detto Andrea Prato, assessore regionale all'Agricoltura. Solidarietà anche da parte del sindaco e del presidente della provincia di Sassari Gianfranco Ganau e Alessandra Giudici. Il sottosegretario alla Salute, Francesca Martini, ha parlato di «gravissima mattanza, un atto di delinquenza nel quale non c'è alcuna responsabilità diretta del mondo degli ippodromi». Sulla vicenda è intervenuta anche l'Unione nazionale incremento razze equine che intende costituirsi parte civile.

MARIELLA CAREDDU
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