Valledoria, accusati di falso in atto pubblico: assolti dottore e collaboratrice
La sentenza favorevole dopo sette anni di processoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Assolti, ieri in tribunale a Sassari, dopo oltre 7 anni di processo. Un medico in pensione di Valledoria, di 79 anni, e la collaboratrice 47enne dello studio, erano accusati in concorso di falso in atto pubblico per aver compilato, secondo l’imputazione, «ricette mediche attestanti, contrariamente al vero, che erano state redatte dal dottore, previa visita del paziente, mentre erano redatte dalla collaboratrice».
I fatti, risalenti al 2015, frutto di un’indagine dei Nas che aveva interessato altri centri della provincia e che, in tempi, recenti hanno portato a delle condanne, sono stati discussi dal pm Angelo Beccu che è risalito alla natura giuridica delle ricette sostenendo che si tratta, sì di certificati, ma non di atti pubblici. L’avvocato della difesa, Luca Sciaccaluga, ha confutato l’accusa che fossero dei falsi affermando che non esistevano prove in questo senso. Ma l’altro argomento, portato dal legale, era che quelle ricette erano destinate a malati cronici conclamati, che ne avevano diritto.
Su questo aspetto il magistrato ha chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste. Gli altri due capi, sempre per falso in atto pubblico, riguardavano soltanto il medico. In uno si contestava che il professionista avesse formato falsi prospetti di riepilogo delle prestazioni aggiuntive e, nell’altro, di aver compilato un falso certificato di malattia che attestava una patologia inesistente e redatto senza visita.
Su entrambe le imputazioni, in merito alle quali il pubblico ministero aveva sollecitato l’assoluzione perché il fatto non sussiste, il legale ha sostenuto, nel primo caso, l’insussistenza delle prove per le contestazioni. Nel secondo, su cui esistono delle intercettazioni telefoniche, le indagini non sono andate a cercare i presunti beneficiari dei certificati e, anche qui, mancava la prova del supposto danno. Al termine della Camera di consiglio la giudice Monia Adami ha disposto l’assoluzione perché il fatto non sussiste in merito alla prima e all’ultima imputazione, mentre per la seconda ha deciso l’assoluzione perché il fatto non sussiste su alcuni casi e per non aver commesso il reato su altri.
