Titti Pinna, i ricordi della prigionia: «Volevo morire»
L'allevatore, ex sequestrato, teste in aula a Sassari per il quarto processo: un imprenditore di Nulvi sul banco degli imputatiPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
«Volevo morire, ma mi sono fatto forza per le persone che mi aspettavano a casa».
Con queste parole Titti Pinna, l'allevatore di Bonorva (56 anni) rimasto nelle mani dei sequestratori dal 19 settembre 2006 fino al 28 maggio 2007, giorno in cui scappò dalla sua prigione, ha deposto oggi davanti alla Corte d'assise di Sassari dove è in corso il quarto processo per il suo rapimento.
Unico imputato con l'accusa di avere partecipato attivamente alle varie fasi del sequestro, in particolare mettendo a disposizione un furgone che sarebbe stato utilizzato per il trasferimento dell'ostaggio, è l'imprenditore edile Antonio Michele Piredda, 58 anni di Nulvi, difeso dalle avvocate Antonella Cuccureddu e Ilaria Pinna.
Titti Pinna, chiamato a testimoniare dal pm Gilberto Ganassi, ha ripercorso in aula le lunghe fasi della sua prigionia. «Ho pregato», ha detto rispondendo alle domande dei giudici, del pm e dell'avvocata della difesa. Una lunga deposizione in cui ha descritto, ancora una volta, diciannove anni dopo i fatti, il suo calvario, dalla cattura nella sua azienda, fino alla fuga insperata.
Per il suo sequestro, nei tre precedenti procedimenti, sono stati condannati in via definitiva Salvatore Atzas, Giovanni Maria Manca, Antonio Faedda e i fratelli Giovanni e Francesca Sanna.