Miracolo a Sassari: sette laici tengono una chiesa aperta tutto il giorno. È l’edificio ecclesiastico del Rosario, una delle massime espressioni, con il suo gigantesco retablo ligneo, di arte barocca nell'isola. Ma la penuria di sacerdoti e di personale rischiavano di lasciare chiuso questo gioiello, finché Franco Carboni e Stefano Possis, insieme a Sebastiano, Anna, e alle signore che si occupano degli allestimenti floreali, si sono impegnati in un compito tutt’altro che scontato.

«Chi ce lo fa fare? – si chiede Stefano- Si tratta dell’affetto per la chiesa come comunità. Le persone hanno bisogno di venire qui e di poter fruire di un momento di silenzio».

A promuovere questa missione è don Eugenio Cavallo, amministratore parrocchiale della Cattedrale di San Nicola a Sassari. «Ormai oggi è impossibile, al contrario di anni fa, lasciare una chiesa incustodita». E aggiunge, lodando la sinergia con i volontari: «Questo è un esempio fulgido di collaborazione con dei laici che tengono bene un luogo di culto senza volerne essere proprietari».

I magnifici sette, oltre ad aprire la chiesa mattina e sera, si occupano anche delle pulizie. «Da anni poi- aggiunge Franco- in passato anche con altri volontari che non ci sono più, ci occupiamo di preparare ogni mese i pacchi viveri per circa 45 persone, con l’aiuto della Caritas e di alcuni benefattori locali».

Un volontariato a tutto campo raro in città e giustificato anche dal fascino che emana da una chiesa costruita, tra primo e secondo impianto, tra il 1635 e il 1759. «Qui è come un polo spirituale», riferisce il sacerdote ricordando l’episodio degli 80 cittadini polacchi in visita a Sassari alcuni dei quali, dopo la messa al Duomo, hanno preferito confessarsi al Rosario. «I fedeli ci ringraziano tutti i giorni- sottolinea Carboni- per il nostro operato. Non erano abituati a trovare una chiesa aperta. E, pian piano, cominciano a vedersi diverse persone, tra “locali” e anche chi viene dai paesi». Merito anche delle diverse iniziative come l’assicurare la messa ogni giorno, le confessioni il mercoledì e il venerdì o come l’ostensione del Santissimo il venerdì dalle 9 alle 11.45. Tutte manifestazioni che, un tempo, erano la norma ma che, da qualche anno, stanno diventando un’eccezione. «E quando- afferma il sacerdote- per un motivo o per l’altro, non le facciamo la gente si lamenta». Segno di un attaccamento alla realtà ecclesiale incastonata tra le poste centrali e le vie dello shopping e il centro storico. In cui, a parte l’estetica del luogo, si resta colpiti da una tradizione che appartiene perlopiù al Rosario. Sono gli ex voto che, a profusione, i fedeli lasciano sulle statue, dopo averli fatti fare nelle gioiellerie, come ringraziamento a Gesù e alla Madonna per una grazia ricevuta.

Intanto l’instancabile don Eugenio sta programmando la messa per gli studenti Erasmus, in francese o inglese, e l’ospitalità per la Pastorale Universitaria. Un modo per attirare i giovani verso la preghiera, evento sempre più raro. «Nella chiesa del Rosario- conclude il prete- c’è una fede ben educata».

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