Si è concluso ieri in tribunale a Sassari il processo che vedeva imputati un medico, Antonio Vincenzo Piglioni, e la sua segretaria, nonché coniuge, Loredana Anna Derudas.

Secondo le imputazioni, i due, dal 2015 al 2016 a Porto Torres e Sassari, avrebbero agito in concorso, sostenendo le accuse di frode nelle pubbliche forniture, esercizio abusivo della professione medica, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale e interruzione di un servizio di pubblica necessità.

Nello specifico, lei avrebbe compilato ricette mediche esercitando così abusivamente la professione medica, oppure certificati medici e prescrizioni di visite specialistiche, riferisce l’imputazione, «attestando, contrariamente al vero, le valutazioni cliniche del caso da parte del dottor Piglioni e la redazione da parte del predetto medico». Sempre Derudas avrebbe rilasciato i certificati in autonomia, senza averne le competenze.

In un altro capo si parla della chiusura dell’ambulatorio, nel corso di alcune giornate, senza provvedere a trovare sostituti. Per tutti questi reati in concorso, la giudice Monia Adami ha assolto entrambi perché il fatto non sussiste.

Assoluzione anche, per un’accusa riguardante solo Piglioni, relativa alla truffa aggravata, perché il dottore avrebbe dichiarato alla Asl di Sassari «l’esecuzione di accertamenti sanitari in realtà non eseguiti, inducendo in errore l’ente pubblico».

Condanna infine per il medico a un anno e un mese di reclusione con sospensione condizionale della pena, per aver, tra gennaio e settembre 2015, dichiarato di aver eseguito prestazioni non effettivamente svolte «al fine di ottenere il rimborso».

È stato inoltre condannato perché «formava atti falsi, consistenti in certificati di malattia attestanti una patologia inesistente, redatti senza visita, nonché un certificato ad uso sportivo senza aver visitato la paziente».

A difendere la donna è stata l’avvocata Federica Chironi, mentre il medico è stato assistito dal legale Gabriele Satta.

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