Prevenire l’istituzionalizzazione dei minori. Nel tracciare il bilancio da garante uscente dei diritti dell’infanzia e degli adolescenti del Comune di Sassari, Carmen Fraietta lancia un imperativo per soccorrere i minori in situazioni di fragilità sostenendo l’importanza dell’affido. «Uno strumento- afferma- a tutela di quel minore che solo temporaneamente risulti privo di un ambiente familiare idoneo alla propria crescita». Una misura che deve vagliare il Tribunale dei Minorenni e per cui serve un’idoneità da parte dei potenziali genitori. I quali sono parecchi ma spesso ignorati.

«Desta meraviglia- denuncia Fraietta- che a tutt’ora tutte le case famiglia e comunità socio-educative residenziali ospitanti minori, risultino sempre gremite di adolescenti, spesso accolti già dalla loro tenera età e per non parlare dei bambini a volte ancora in fasce, che vorrei precisare, non dovrebbero inseriti neanche per un giorno, questo è assolutamente scandaloso». Esiste una disponibilità di padri e madri non recepita. «Mi chiedo come mai esistano numerose famiglie con idoneità all’affido da lungo tempo e mai contattate, infatti spesso si sono presentate spontaneamente senza alcun risultato».

La garante rimarca l’assenza di comunicazione tra enti preposti che porta al disperdersi delle famiglie affidatarie. Tra l’altro a livello regionale e locale manca proprio un registro di questi nuclei e, oltretutto, talvolta la buona volontà viene frenata dai lunghi tempi burocratici.

«Occorre con urgenza un elenco trasparente di adulti con idoneità all’affido e una equipe totalmente dedicata per tracciare nuovi percorsi di preparazione, al passo con i tempi e dedicati anche  al sostegno delle famiglie affidatarie, adottive, appoggio e ponte, spesso lasciate totalmente sole».

E si ritorna quindi al punto di partenza con quel richiamo ad allontanare l’istituzionalizzazione che, secondo alcune ricerche, ricorda Carmen Fraietta, provocherebbe numerosi traumi. «Ciò che soprattutto manca nel nostro territorio sono le comunità integrate destinate ad accogliere minori non autosufficienti, con esiti di patologie fisiche, psichiche, sensoriali o miste, stabilizzate e non curabili a domicilio».

La garante ricorda anche la critica situazione dei giovani migranti: «Non basta ospitarli nei Cas per mandarli via senza dimora al 18° anno di età, ma veramente pensiamo che sia questa una buona accoglienza?». Infine la considerazione sulla necessità di preparare i minori di oggi a diventare gli adulti di domani. «E ancora una volta chiedo scusa a tutti loro, perché è dovere di noi adulti proteggerli e garantirne la serenità e purtroppo prendo atto mio malgrado con molto dispiacere che siamo molto lontani da tutto ciò».

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